Aexylium – L’intervista di VivaMag
Gli Æxylium nascono a Varese nel 2014 grazie a un’ idea di Matteo Morisi e Roberto Cuoghi, nel 2015 gli Aexylium registrano la loro prima demo contenente 4 tracce. Nel Luglio 2016 rilasciano il loro primo EP ufficiale contenente 3 inediti, intitolato “The Blind Crow”.
Il vostro stile musicale rientra nel genere folk/celtico, da dove viene l’interesse per questo genere?
Inizialmente i fondatori degli Aexylium (Matteo e Roberto) cercavano altri elementi per formare una band indirizzata verso uno stile rock celtico. Loro spesso partecipavano a vari festival folk / celtici come spettatori e volevano provare l’esperienza di parteciparvi dal punto di vista opposto, dal palco appunto, come protagonisti. Con l’ingresso degli altri membri successivamente è stato deciso di comune accordo di focalizzarci su sonorità sempre folk ma più vicine al metal, visto che rappresentano maggiormente i gusti e le influenze dei componenti della band.
Come si è evoluta la vostra formazione nel corso del tempo?
Diciamo subito che non ci saremmo mai aspettati di arrivare a contare otto componenti. L’idea iniziale era quella di integrare un solo strumento acustico che potesse richiamare le sonorità tradizionali folk, e infatti dopo aver composto la formazione classica della band (con batteria, basso, chitarre e voce) abbiamo contattato Gabriele, il nostro attuale flautista, che era in cerca di una band per potersi esibire. Dopo una serie di avvicendamenti entra a far parte degli Aexylium anche Federico (violinista) grazie al quale siamo riusciti a dare un’impronta ancora più folk al nostro sound; infine, dopo qualche mese, si unisce alla band l’ottavo e più giovane componente, Stefano, ricoprendo il ruolo di tastierista. La formazione attuale e definitiva si è quindi completata nel giro di un anno circa.
Il vostro è un nome molto particolare, da dove viene?
Il nome deriva dal termine latino “exilium”, che tradotto significa “esilio”; nel nostro immaginario Aexylium infatti si riferisce a un luogo segreto in cui in passato venivano deportati prigionieri e criminali, lontani dalle proprie terre d’ origine fino all’ ultimo dei loro giorni. Nella nostra omonima canzone ci siamo ispirati proprio a questo tema nel comporre musica e testo.
Nell’estate del 2016 è uscito il vostro primo EP ufficiale, contente tre brani inediti, come descrivereste il vostro suono? Avete usato degli strumenti appartenenti alla tradizione di questo genere per realizzarlo?
Il fatto di avere a disposizione molti strumenti di per sé ti “differenzia” un po’ dalle band con formazione classica; è tipico dei gruppi musicali con influenze folk comprendere nella lineup un numero maggiore di strumenti, in quanto spesso compaiono quelli acustici a caratterizzarne il suono. Nel nostro EP in tutte e tre le canzoni vengono utilizzati gli strumenti tradizionali quali flauto e violino, e nella terza traccia intitolata “Revive the village” si può ascoltare anche la cornamusa suonata da Roberto che, in alcuni brani live, alterna chitarra, banjo e cornamusa appunto.
Il nome dell’album in base a cosa è stato scelto?
Per il nome dell’EP ci siamo semplicemente affidati al titolo della seconda traccia “The Blind Crow”, canzone ispirata alla mitologia norrena che narra dell’anima di una persona intrappolata nel corpo di un corvo cieco, che continua a vagare senza aver la possibilità di raggiungere il Valhalla.
Come vivete l’esperienza dei live, visto che avete partecipato a molti festival, e il vostro rapporto con il pubblico?
Abbiamo avuto il piacere di esibirci in qualche festival e questo ci ha fatto davvero molto piacere, specialmente per l’atmosfera spensierata e festiva che si respira in queste manifestazioni. Il concerto live per una band è un po’ la “linfa vitale”, ma anche un esame che mette alla prova tutto il lavoro svolto per mesi e mesi in sala prove e in studio. All’ inizio quando nessuno ti conosce non è facile ottenere la grazia del pubblico, ma devo ammettere che abbiamo ricevuto diversi complimenti che ci spingono ad andare avanti e migliorarci.
Come riesce a inserirsi nella scena musicale di Varese un genere così particolare?
Non è facile inserirsi nel contesto musicale italiano odierno, e Varese non fa eccezione in questo senso. Ovviamente si tratta di un discorso nel quale evitiamo di inoltrarci in quanto risulterebbe già sentito ed estremamente lungo, ma diciamo che per chi come noi suona metal (che sia folk o no) il cammino è inevitabilmente in salita, soprattutto se si propongono brani inediti. Sono comunque cose che uno conosce già ancor prima di iniziare un progetto musicale, e noi sappiamo benissimo di far parte di un genere di nicchia, ma proprio per questo siamo volenterosi di farlo conoscere alle persone. Nella nostra città ci capita raramente di esibirci, infatti per la maggior parte delle date ci spostiamo in altre zone (a volte anche in altre regioni) in cui vengono organizzati festival o si trovano locali adatti a far esibire band rock e metal.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Al momento stiamo ultimando la composizione delle canzoni del nostro primo album full lenght, con l’intenzione di entrare in studio per le registrazioni prima di quest’estate. Nel frattempo abbiamo qualche concerto già fissato e vedremo quali risultati ci farà ottenere il nuovo album e l’impatto che avrà sul pubblico,
Sara Ferraro