Allen Ginsberg, Giorgio Baffo e tre poesie per l’anno nuovo

ODE PLUTONIA POESIE 1977 – 1980, Allen Ginsberg
Il Saggiatore, 203 pagine, 24 Euro
“Plutonian Ode”, “Ode plutonici”, ode al plutonio, plutonio fissione nucleare, plutonio bomba Nagasaki, oltre Urano, Plutone dio dell’Ade, planetaria morte atomica – la forza produttiva dell’uomo usata per cosa? A fine anni settanta Alien Ginsberg è ormai il dio della controcultura americana, intellettuale impegnato e poeta di fama internazionale, consacrato nel 1974 dal National Book Award for Poetry e nel 1978 arrestato per avere guidato la protesta antinucleare in Colorado, vicino alla sua Boulder. Roba da Guerra fredda, ma è attualità pura e paradossale. “Ode plutonia” è la bomba atomica secondo Alien Ginsberg: mescolanza caustica di politica e visionarietà blakeana, segreti militari e trasfigurazione letteraria, anzi sapienziale, radioattività e gnosticismo – non stupisce che Philip Class ne abbia tratto una sinfonia. Ma “Ode plutonia” è anche tanto altro: “Ballata dei veleni” e “Lavori di casa”, tra le prime poesie a tema ecologico che siano mai state composte; “Aria del Campidoglio” – la improvvisò con i Clash nel 1981 in un locale di Times Square -, segnata dal senso di delusione per il comunismo, che ormai Ginsberg apparenta al capitalismo, e dal disgusto per la politica, oggi storia, di quegli anni; Punk Rock tuo mio Gran Piagnucolone e l’ammirazione per la marea montante del punk, quei ragazzi arrabbiati che ha imparato a conoscere in Inghilterra e che gli ricordano lo spirito ribelle dei figli dei fiori, la generazione che lui ha incantato; ma anche gli scorci di una metafisica quotidianità newyorkese in Manhattan Primo Maggio di notte e la nota erotica di poesie come Un po’ d’amore, che con rime arcaizzanti dicono la malinconia di un pigmalione ormai invecchiato; o la corda intima di Garden State, in cui Ginsberg torna a visitare i luoghi dell’infanzia in New Jersey e ricorda il padre, il padre professore e poeta, il padre morto, il padre nell’Ade. Il Saggiatore prosegue il progetto di pubblicazione delle opere di Alien Ginsberg offrendo per la prima volta al lettore italiano la raccolta completa di Plutonian Ode, uscita per la City Lights di Ferlinghetti e qui integrata con le altre poesie del periodo 1977-1980: a restituire la caleidoscopica ricchezza di uno dei maggiori poeti del XX secolo.

POESIE, Giorgio Baffo
SE, 208 pagine, 22 Euro
Ultimo di una famiglia patrizia che risaliva al XII secolo, Giorgio Baffo nacque a Venezia il 1° agosto 1694 da Gio. Andrea e da Chiara Querini, e a Venezia morì il 29 luglio 1768. Fu sovrintendente alle Beccarie, camerlengo a Brescia e poi magistrato nella Quarantìa criminale per poco tempo. Il resto dei suoi settantatré anni lo visse tra il Ridotto, la Bottega d’Acque o gelateria dei Grigionesi a Santo Stefano, la Bottega di Caffè del Biricci in Calle dei Fabbri e la malvasia del Lazzaroni in Frezzaria, luoghi nei quali lo pedinava assiduamente Giovanni Battista Manuzzi, il confidente del Tribunale degli Inquisitori che denunciò anche il Casanova. «Il N.H. Zorzi Baffo» scrive il Manuzzi nella sua referta del 9 febbraio 1765 «ogni qual tratto ha delle nuove poesie da far sentire alle persone, le quali poesie sono vere empietà». Recitava, il Baffo, o leggeva, le sue sonettesse e i suoi madrigali, scritti su dei foglietti che teneva in tasca insieme alla pezzuola gialla da naso e alla tabacchiera, introducendosi nei crocchi o avvicinandosi all’orecchio degli amici libertini. Poi ciabattava verso un altro caffè o un’altra malvasia ad ingannare le ore della sua povera vita, allietata da qualche amore passeggero o soltanto dal sogno d’un amore, mai raggiunto. E più che altro dal gusto del parlare aperto, del chiamar le cose col loro nome, del fare scandalo per sollevare brutalmente il velo d’impostura che copriva i baccanali pubblici e privati di Venezia, «cité humide, sexe femelle de l’Europe», come Apollinaire vide la Serenissima, proprio attraverso la lente che il Baffo gli aveva porto, con un veloce passaggio di mano dall’uno all’altro secolo. (Dallo scritto di Piero Chiara)

Tre poesie per l’anno nuovo
State ancora pensando ai fioretti per il 2018? Lasciatevi ispirare dalla poesia!
1) Appassionatevi! Non lasciate morire la vostra anima, il vostro entusiasmo e la vostra voglia di vita.
Lentamente muore/ chi diventa schiavo dell’abitudine,/ ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,/ chi non cambia la marcia,/ chi non rischia e cambia colore dei vestiti,/ chi non parla a chi non conosce./ Muore lentamente chi evita una passione,/ chi preferisce il nero su bianco/ e i puntini sulle “i”/ piuttosto che un insieme di emozioni,/ proprio quelle che fanno brillare gli occhi,/ quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,/ quelle che fanno battere il cuore/ davanti all’errore e ai sentimenti./ Lentamente muore/ chi non capovolge il tavolo,/ chi è infelice sul lavoro,/ chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,/ chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati./ Lentamente muore chi non viaggia,/ chi non legge,/ chi non ascolta musica,/ chi non trova grazia in se stesso./ Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,/ chi non si lascia aiutare/ chi passa i giorni a lamentarsi/ della propria sfortuna o della pioggia incessante./ Lentamente muore/ chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,/ chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,/ chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce./ Evitiamo la morte a piccole dosi,/ ricordando sempre che essere vivo/ richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare./ Soltanto l’ardente pazienza/ porterà al raggiungimento/ di una splendida felicità. Martha Medeiros
2) Non perdete tempo, non rimandate a domani ciò che potete fare (e godervi) oggi: il tempo è il più prezioso dei regali e, una volta perso, non si può recuperare.
Non ti auguro un dono qualsiasi,/ ti auguro soltanto quello che i più non hanno./ Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;/ se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa./ Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,/ non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri./ Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,/ ma tempo per essere contento./ Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,/ ti auguro tempo perché te ne resti:/ tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio./ Ti auguro tempo per guardare le stelle/ e tempo per crescere, per maturare./ Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare./ Non ha più senso rimandare./ Ti auguro tempo per trovare te stesso,/ per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono./ Ti auguro tempo anche per perdonare./ Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita. Elli Michler
3) Tutto ha valore: un insetto, l’universo, ognuno di voi.
Io credo che una foglia d’erba non valga affatto/ meno della quotidiana fatica delle stelle./ E la formica è ugualmente perfetta, come un granello di sabbia,/ come l’uovo di uno scricciolo,/ E la piccola rana è un capolavoro pari a quelli più famosi,/ E il rovo rampicante potrebbe ornare i balconi del cielo./ E la giuntura più piccola della mia mano qualsiasi meccanismo può deridere. Walt Whitman.

Karin Mosca

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