Bluedaze – l’intervista di VivaMag

Abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con delle vecchie conoscenze di VivaMag: Elisa, Nicolò, Francesco e Manuel ovvero i Bluedaze. Il quartetto, che negli ultimi mesi ha già calcato più e più volte i palchi della nostra provincia, è in procinto di pubblicare il proprio album d’esordio. Un disco fortemente influenzato da sonorità dream pop e psichedeliche…

Raccontateci un po’ la storia dei Bluedaze: gli inizi, come è nata questa band…
Elisa e Nicolò (voce e batteria) già parlavano da qualche tempo di creare un nuovo progetto musicale, lavorando ad alcune canzoni che Elisa aveva nel cassetto. Era il 2016. Una sera, a un concerto, una chiacchierata con Manuel (chitarra) si è tradotta nella creazione di una conversazione su Facebook, dove c’erano un sacco di meme e di link youtube, ma mai date per le prove. Nel 2017 abbiamo deciso di fare più seriamente, coinvolgendo Francesco (basso e synth) e incontrandoci finalmente in saletta per iniziare a lavorare…

Come avete scelto il nome della vostra band? Cosa si nasconde dietro questa scelta?
Il nome della band è arrivato piuttosto tardi. Cercavamo qualcosa che potesse essere rappresentativo del nostro sound: leggero, con qualche venatura psych, ma anche un po’ “blue”. Bluedaze è il nome di un fiore, ma anche un rimando a quel torpore un po’ malinconico che ci piace tanto. E’ arrivato all’improvviso e ci è sembrato immediatamente quello giusto.

Quali sono gli elementi che contraddistinguono il vostro stile?
Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, non avevamo in mente un genere musicale o uno stile specifico, ma più che altro un’atmosfera che avremmo voluto creare. Qualcosa che fosse un po’ “dreamy”, cinematografico, con un tocco vintage, che tenesse insieme il sole della California e la bella malinconia dei nostri laghi. A livello visivo, abbiamo cercato di declinare quella stessa atmosfera, grazie al prezioso aiuto di Gloria Marchini che ha scattato tutte le nostre foto e realizzato le grafiche.

Chi sono invece gli artisti che influenzano maggiormente la vostra produzione musicale?
Non vogliamo essere banali (ma lo saremo): ascoltiamo tutti davvero tantissima musica, dei generi più diversi. Nicolò, Elisa e Francesco lavorano insieme anche nel progetto NeverWas Radio e – un po’ per passione, un po’ per deformazione professionale – sono dei veri e propri divoratori di musica. Per fare dei nomi, però, durante il periodo di lavorazione dei nostri brani abbiamo ascoltato moltissimo Lana Del Rey, gli Air, Mark Lanegan, Curtis Harding, Big Thief, ma anche Angus and Julia Stone, James Brown, King Gizzard and The Lizard Wizard, Tame Impala…

Sappiamo che avete un disco in lavorazione. Potete raccontarci qualcosa a riguardo? A chi o a cosa vi siete ispirati per questo progetto?
Il disco è praticamente pronto e stiamo organizzandone l’uscita per il 2020. E’ stato registrato a La Sauna New Recording Studio, masterizzato all’Eleven Mastering e prodotto da Martino Cuman (della band Non Voglio Che Clara) che ci ha dato una grande mano a mettere a fuoco il nostro sound e l’atmosfera di cui parlavamo prima…

Avete già fatto diversi live da quando avete iniziato, come è il vostro rapporto con il pubblico?
Sinceramente non ci aspettavamo di aver già un “rapporto col pubblico”, soprattutto perché non abbiamo ancora pubblicato materiale audio/video. Eppure siamo felicissimi di vedere come tanti amici (e non solo) ci seguano già con affetto, dandoci consigli, critiche costruttive e pareri. E’ molto bello, grazie!

Dream pop, soul e neopsichedelia. Proponete tre stili musicali molto diversi tra di loro. In che modo riuscite a farli funzionare?
Effettivamente è vero, anche se non stiamo molto a pensare se un brano va più in una direzione o in un’altra. Cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra gli elementi finché la canzone non ci sembra funzionare al meglio. Sicuramente in questo processo è stato fondamentale il contributo esterno di una mano magica come quella di Martino Cuman. Diciamo che questi generi sono stati più un “approdo” che un punto di partenza.

Come fa una band a farsi conoscere nel 2019?
Sicuramente il web e i social network sono strumenti molto potenti per una band, insieme all’apporto di un’etichetta discografica e di un ufficio stampa. Ma crediamo che debbano essere abbinati a un buon tour di concerti: il live è ancora il banco di prova più importante. Raccontarsi bene ma non suonare o, allo stesso modo, suonare tanto ma non comunicarsi con criterio, rischiano di essere entrambe pratiche poco efficaci. Non sappiamo se esista la ricetta magica per farsi conoscere (cioè, se qualcuno ce l’ha ce la passi, grazie) pensiamo che sia più che altro un ecosistema di fattori che si influenzano a vicenda e che bisogna riuscire ad alimentare. Facile no? No 😀

Obiettivi e auspici per i prossimi progetti?
Ora siamo concentrati sull’uscita del nostro disco e sul perfezionamento del live show. Obiettivi per il futuro: Suonare, divertirci come facciamo ora, suonare e suonare.

Vincenzo Morreale

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