Calibro 35 live al Fabrique di Milano

Ore 20:00. Autostrada Milano – Venezia. Consueta traffic jam. Nulla di particolarmente strano, anche se in realtà non è un mercoledì come tanti altri. È il mercoledì in cui l’Atalanta tenta un’impresa storica a S.Siro in Champions League e, rimanendo in ambito musicale, i Tenacious D tornano in Italia per un live attesissimo. Io non sono diretto né allo stadio Meazza né al concerto di Jack Black e Kyle Gass. Per me è il giorno del concerto dei Calibro 35 al Fabrique.

Nonostante il traffico, raggiungo il locale e sono stranamente in anticipo. Per ingannare il tempo mi soffermo su alcuni particolari e oltre ai meravigliosi strumenti presenti sul palco, noto una scenografia scarna, essenziale e minimalista. Colpiscono la mia attenzione alcuni lampioni disposti a semicerchio che mi ricordano vagamente la Los Angeles immaginata da Damien Chazelle in La La Land.

Improvvisamente le luci si abbassano e parte una voce femminile registrata simile a quella che molti pendolari ascoltano sui treni, che annuncia l’imminente inizio del concerto, consiglia di spegnere i telefoni e godersi lo spettacolo. Parole sacre.

Nel frattempo Martellotta, Rondanini, Colliva e Cavina vestiti con camicia blu, irrompono sul palco e, proprio come nell’ordine della track list di “Momentum”, sulle note di Glory Fake Nation inizia lo spettacolo.

I Calibro sono molto legati a Milano ed era lecito aspettarsi per questa data del tour scoppiettanti sorprese e super ospiti. Non mi aspettavo però che i super ospiti fossero protagonisti fin dalle primissime battute del concerto. Sulle note di Stan Lee compaiono sul palco prima Ensi e poi Ghemon che con le loro rime infiammano il Fabrique. Un inizio a dir poco esplosivo. Si prosegue con gli scenari distopici di “Momentum” con la splendida Death Of Storytelling. Visto l’ordine dei primi brani inizio a pensare ad una prima parte di scaletta interamente dedicata a “Momentum”, ma vengo subito smentito. Superstudio e Clbr35 riportano i Calibro sui binari del Funk poliziottesco dell’ “Italian golden age Soundtrack” che li ha consacrati. Giusto il tempo per prendere una boccata di ossigeno e ritornare nelle atmosfere cupe da film post-apocalittico di “Momentum” con Automa e Tom Down.

Dopo una brevissima pausa ritorna la voce registrata della speaker, e inizio a rendermi conto che la voce assomiglia ad una specie di assistente di bordo sui generis, di una astronave simile all’ Endurance di Interstellar diretta in un black hole. I miei sospetti trovano un riscontro effettivo nella seconda parte del live.

Si ricomincia con l’energica Massacro All’Alba, una scarica di adrenalina pura, amplificata all’ennesima potenza dal rappato rabbioso di Ensi. Poi si intrecciano in scaletta brani in bilico tra passato e presente: i Calibro dei banditi su Marte, atmosfere psichedeliche, le sonorità da film fantascientifico di S.P.A.C.E e il funk duro e puro degli esordi.

Il tempo vola e si arriva ai capitoli finali di questo live. Dopo più di un’ora di esecuzioni impeccabili e zero sbavature, è Tommaso Colliva a prendere la parola e annuncia la canzone successiva, ovvero Rose Viola di Ghemon riarrangiata dai Calibro. A questo punto della scaletta era lecito aspettarsi i pezzi più conosciuti e così è stato, dopo Arrivederci e Grazie ecco i grandi classici come Giulia Mon Amour e Notte in Bovisa. L’entusiasmo del pubblico è palpabile, quasi incontenibile.

Sarebbe stata una chiusura epica, ma in questa giornata speciale, c’è ancora spazio per un altro super ospite: Manuel Agnelli. Il frontman degli Afterhours, in splendida forma, sale sul palco e canta “Ragazzo di Strada” cover di Miracle Worker che era stato realizzata per “Said”, il film diretto da Joseph Lefevre nel 2009. E’ la fine di questo bellissimo viaggio interstellare, e purtroppo è tempo di tornare con i piedi sulla Terra.

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