Giorgieness: mai stanchi di chiacchierare
Fra le tante proposte italiane in ambito indie si è fatta notare (eccome) la cantante e chitarrista Giorgia D’Eraclea con il suo progetto Giorgieness. Il disco “Siamo Tutti Stanchi”, recensito molto positivamente sulle nostre pagine e altrove, ci ha dato modo di conoscere il mondo e l’immaginario di Giorgia mentre il concerto previsto per il prossimo venerdì 22 dicembre a Varese è stato il pretesto per poterle porre qualche domanda…
Ciao Giorgia, vorresti descrivere ai nostri lettori in poche parole il progetto Giorgieness?
Giorgieness è un collettivo di persone che si sono trovate negli anni e hanno in obbiettivo forte comune. Ho cominciato io da sola, chitarra e voce, nel 2011 e da li non ci siamo mai fermati.
Da dove nascono i testi delle vostre canzoni? Partono sempre da qualche esperienza diretta o sono frutto di fantasia o di storie (generazionali o meno) lette o sentite?
I testi sono sempre molto biografici, è quasi una terapia per me, scrivere il mio vissuto nelle canzoni mi aiuta a capirlo e mi fortifica. Sicuramente aver fatto novanta date l’anno scorso ti obbliga ad essere in contatto con tantissime teste diverse e tantissime vite, sono finite un po’ tutte nel nuovo disco.
Invece quali ascolti hanno maggiormente influenzato il tuo/vostro modo di suonare/scrivere?
Non saprei, è una domanda sempre difficile e ascoltiamo davvero tante cose.
Cosa ti/vi rende stanca/stanchi?
È una stanchezza su più piani: mentale, data dall’incertezza. Ma anche fisica, nostra personale.
Avete recentemente firmato un importante contratto discografico. Un grande traguardo o un nuovo inizio?
È un contratto di edizioni. Lo abbiamo vissuto come un punto importante, non è cambiata la nostra vita ma si è rafforzata l’idea che vale la pena crederci e lottare.
Cosa ne pensi del pubblico che frequenta i vostri concerti?
Il pubblico è davvero variegato, ed è questa la cosa che più ci piace e che notiamo di più. Questo è indubbiamente molto bello, perché significa che arriviamo su più livelli.
Farete un tour in Italia? E all’estero?
Sicuramente in Italia, da gennaio si parte seriamente. All’estero ci piacerebbe molto, ci speriamo.
Ci sono posti dove ti senti/vi sentite “a casa”?
Beh sicuramente in studio ci sentiamo a casa, sempre. Allo stesso modo su ogni palco il cui ci sentiamo accolti con calore siamo a casa.
Cosa credi che manchi alla scena alternativa nazionale oggi?
Unità, ci vorrebbe più coesione tra i musicisti. Credo che dallo scambio possano nascere piccole perle, da quello germoglia il pensiero.
I tuoi/vostri progetti per il futuro?
Suonare tanto, il più possibile. E collaborare con altri artisti!
Vincenzo Morreale