Giorgio Caproni: le donne e il mare
Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.
Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l’arte d’esistere.
Cos’è la cosa che un uomo nato sulla costa ama di più? La risposta è ovvia: il mare. Sei donna di marine,/ donna che apre riviere./ L’aria delle mattine/ bianche è la tua aria/ di sale e sono vele/ al vento, sono bandiere/ spiegate a bordo l’ampie/ vesti tue così chiare. La donna è paragonata al tanto amato mare, all’aria mattutina che sa di sale, e i suoi vestiti ricordano le bianche vele di un veliero che si lascia trasportare dal vento. Come si può esprimere in modo più semplice ed evocativo la purezza e la bellezza femminile?
Giorgio Caproni (1912-1990), nato a Livorno e genovese d’adozione, parla spesso delle donne nei suoi componimenti e l’analogia con il mare viene ripresa in molte altre sue celebri poesie: Sono donne che sanno/ così bene il mare/ che all’arietta che fanno/ a te accanto al passare/ senti sulla tua pelle/ fresco aprirsi di vele/ e alle labbra d’arselle/ deliziose querele. E ancora i capelli che sanno di salsedine: Questo odore marino/ che mi rammenta tanto/ i tuoi capelli, al primo/ chiareggiato mattino.
È la madre, Anna, l’ispiratrice di molti suoi versi: Per lei voglio rime chiare,/ usuali: in -are./ Rime magari vietate,/ ma aperte: ventilate./ Rime coi suoni fini/ (di mare) dei suoi orecchini./ O che abbiano, coralline,/ le tinte della sue collanine./ Rime che a distanza/ (Annina era così schietta)/ conservino l’eleganza/ povera, ma altrettanto netta./ Rime che non siano labili,/ anche se orecchiabili./ Rime non crepuscolari,/ ma verdi,/ elementari. La madre scomparsa viene ricordata viva ed elegante, vestita dei colori del mare. Era schietta ed onesta Annina, e così dev’essere ricordata attraverso le rime del figlio.