Guido Catalano – poesie che fanno innamorare
è che dicevi le cose giuste
quando avevo bisogno
di parole giuste
e quando sorridevi
mi scardinavi l’anima
o quello che ne resta
poi
dormirti addosso
succedevano alcune cose
alcune meraviglie
tipo
che la mattina
ritenevo plausibile
l’implausibile
tipo quelle robe da film
da romanzo
tipo l’amore
tipo fare colazione assieme
tipo un mondo migliore.
Sfrontato, sopra le righe e tremendamente romantico. Non c’è bisogno di essere un poeta rinascimentale inglese e usare metafore astruse per parlare d’amore: a volte essere diretti funziona meglio. E la poesia di Guido Catalano (Torino, 1971) arriva dritta al punto. Catalano sembra leggere i pensieri dei ragazzi innamorati e trasformare ogni situazione, anche l’aspettare l’autobus, nel giusto momento per dichiarare il proprio sentimento:
Oggi alla fermata del 57/ eri così bella e così stanca/ che non riuscivi neanche ad arrabbiarti/ quando ti dicevo/ che ti volevo da morire./ Eri così abbronzata e triste/ che ti avrei abbracciata/ con il rischio/ d’attraversarti/ come un fantasma./ Se solo questa poesia/ fosse un incantesimo/ io sarei il mago/ la nostra lontananza il drago./ Avevi un bel vestito semi corto nero/ e sandali davvero niente male.
Nei suoi versi si leggono l’ingenuità e la spensieratezza che si provano quando ci si prende una cotta, quei sentimenti che ci rendono un po’ più stupidi e ci fanno sentire con la testa sulle nuvole:
Sì, ma almeno io ti amo, le dissi/ In che senso “almeno”? chiese/ Non so, suonava bene/ Tu dici le cose perché suonano bene?/ Senti, non lo so/ Cosa?/ Quel che dico, perché lo dico, quando, come, dove, se,/ sono obnubilato, confuso, annichilito/ Da che?/ Ma come da che? da te/ Perché?/ Perché era dal ’74 che non amavo una donna con tale preponderanza d’animo/ Con tale?/ Preponderanza d’animo/ Ha a che fare con quella faccenda che dici le cose perché ti suonano bene?/ No, in questo caso no, in questo caso era l’unica che andava detta/ Comunque tu nel ’74 avevi tre anni/ Tu non hai idea un treenne quanto cazzo possa amare/Stai dicendo che ti ricordo tua madre?/ Non essere sciocca/ Sei strano/ Ti stai annoiando?/ Un po’/ Vuoi che mi dia fuoco per creare un diversivo/ Sei matto/ Sì, ma almeno io ti amo.
Purtroppo, però, anche le storie più belle possono finire, ma Catalano ci insegna ad incassare il colpo:
non sono geloso/ quando penso allo schifoso/ che ti bacia che t’abbraccia/ che lo ami che ti ama/ ma lo ami?/ ma sei sicura che lo ami?/ ma è brutto/ ma non vedi quant’è brutto?/ è bruttissimo/ ma come fai a stare con un uomo così brutto?/ (secondo me ce l’ha pure piccolo)/ ma non sono geloso/ certo sto schifoso/ sembra piuttosto stupido/ è stupido come sembra?/ ma se piace a te…/ io son sereno/ io gelosia zero/ io vi auguro a te e allo schifoso/ tutta la felicità del mondo/ magari tutta no…/ un po’…/ poca…/ andate a fare in culo.