Henning Mankel e i suoi stivali di gomma…
Henning Mankell (Stoccolma, 1948-Göteborg, 2015) è, dopo Stieg Larsson, l’autore svedese più tradotto al mondo e deve la propria fama al “suo” commissario Kurt Wallander, impersonato sul piccolo schermo da Kenneth Branagh. Mankell ha scritto Stivali di gomma svedesi (Marsilio, 2016) nel corso del suo ultimo anno di vita, quand’era ben consapevole dell’incedere impietoso di quella malattia che lo avrebbe portato alla morte. Questo romanzo è un testamento che non parla di morte; è un susseguirsi di interrogativi su quella vita che, nonostante tutto, continua anche dopo di noi; è un tentativo di quanto meno intuire il mistero dell’esistenza e della solitudine attraverso il progredire inesorabile della vecchiaia; racchiude in sé una sorta di elegia dell’amicizia e della fiducia che ad essa dovrebbe essere associata; è il riconoscimento dell’esistenza di un peso del tempo che è sempre maggiore ogni giorno che passa.
In una notte d’autunno governata dai gelidi fendenti menati dal vento del nord contro una sperduta isola del Mar Baltico, la casa del medico in pensione Fredrik Welin prende fuoco e l’uomo si ritrova in poche ore con nulla più che cumuli di cenere e macerie e la fibbia di un paio di scarpe realizzate da un artigiano italiano. Dopo questo catastrofico evento, Welin, trasferitosi in una roulotte, si vede costretto al confronto non più procrastinabile con una figlia della cui esistenza è venuto a conoscenza solo in età adulta e con la quale sta cercando, con non pochi sforzi, di intessere un qualche rapporto cordiale per recuperare sentimenti affettuosi che parevano sopiti nei confronti di un parente stretto e che invece, nello stesso tempo, vengono a galla in termini amorosi nei confronti di una donna molto più giovane, Lisa Modin, la giornalista locale incaricata di scrivere dell’incendio (forse doloso) che ha distrutto la casa di Welin. Proprio sulle tracce della figlia Louise il medico settantenne si reca in una Parigi che dimostra di conosce benissimo fin nelle pieghe più nascoste della propria anima gotica e decadente, e qui sarà raggiunto da Lisa…
“In quel momento compresi di aver perso davvero tutto. Dei miei settant’anni di vita non era rimasto niente. Non avevo nulla.”