I CANI – Intervista a cura dello staff di Bisboccia Fest
Sulla vostra pagina facebook campeggia ancora l’auto-definizione “l’ennesimo
gruppo pop romano”. Dopo quattro anni di attività e due album questa descrizione
non inizia ad andarvi stretta?
In effetti è una frase un po’ vecchiotta, risale al 2010, quando la “band” ero ancora solo io
(Niccolò) in cameretta con un paio di brani… Però ormai ci siamo affezionati, e poi
preferiamo non cambiarla fino a che non ci viene in mente qualcosa di meglio.
Se doveste descrivere il vostro progetto musicale a chi ancora non vi conosce, cosa
direste?
In genere uso una descrizione abbastanza neutra, qualcosa del tipo “facciamo canzoni in
italiano usando prevalentemente suoni elettronici”. Però a un potenziale ascoltatore
consiglierei soprattutto di ascoltare 2-3 brani su internet e farsi una propria idea, tanto
ormai basta un attimo.
Nel corso degli anni la formazione che ruota attorno a Niccolò è cambiata. Ora chi
collabora lo fa in pianta stabile anche nella composizione dei pezzi?
In generale su questo album la situazione è molto cambiata rispetto alla totale solitudine
del primo disco: Simone Ciarocchi, che suona la batteria fin dal primo tour, ha registrato
tutte le parti di batteria di Glamour, Andrea Suriani (tastiere) ha masterizzato l’album e in
generale è stato di grande aiuto riguardo a molte delle scelte sonore del disco, Valerio
Bulla (basso) ha realizzato tutto l’artwork… Per quanto riguarda più strettamente la
composizione continuo a lavorare quasi completamente da solo, ma credo sia una
situazione comune anche a molte band dalla formazione più stabile e tradizionale.
Quando avete deciso di “abbandonare l’anonimato”? Mi riferisco al fatto che agli
esordi non mostraste il vostro volto. Che cosa è stato determinante per questa scelta?
All’epoca del primo album decidemmo di “cavalcare” la mia scelta iniziale di non
pubblicare nome e foto, perché eliminare del tutto l’immagine della band ci sembrava un
modo semplice ed elegante per avere un impatto comunicativo sostanziale col minimo
sforzo, ma anche in parte semplicemente per curiosità, e per vedere cosa succedeva.
Quando è arrivato il momento di iniziare a suonare dal vivo abbiamo riflettuto molto su
come portare avanti questa scelta e siamo arrivati alla conclusione che ogni soluzione in
cui noi non vedessimo in faccia il pubblico o il pubblico non vedesse in faccia noi sarebbe
stata troppo alienante, quindi abbiamo deciso di suonare a volto scoperto. A quel punto
sono inevitabilmente iniziate a circolare una grande quantità di foto e filmati di ogni tipo,
per cui abbiamo realizzato che continuare con la faccenda dell’anonimato, in questo
secondo album, sarebbe stato abbastanza ridicolo.
Da novità siete rapidamente divenuti un gruppo emergente, ora i numeri che hanno
supportato il tour di Glamour per voi non possono che essere una conferma di
quanto sta crescendo l’attenzione attorno a voi. Come avete vissuto/state vivendo la
crescente attenzione nei vostri confronti?
Siamo molto contenti che con questo secondo album l’attenzione del pubblico nei nostri
confronti stia continuando e crescendo, che è qualcosa che non abbiamo mai dato per
scontato: è bello pensare di aver fatto qualcosa che è arrivato a delle altre persone, e
chiaramente fa piacere vedere un riscontro “fisico”. Dall’altra parte, credo che tutti i
musicisti abbiano in un certo senso l’obbligo di ascoltare quello di cui sono convinti e
quello che vogliono comunicare, piuttosto che cercare di prevedere ciò che può piacere o
suscitare più attenzione in termini di pubblico.
Nelle vostre canzoni spesso ci si imbatte in citazioni cinematografiche o letterarie.
Se dovessi consigliare un film ed un libro ai nostri lettori cosa sceglieresti?
Per quanto riguarda il libro non consiglierei un romanzo ma una bellissima raccolta di
saggi che ho letto da poco: Una sterminata domenica di Claudio Giunta, professore di
letteratura italiana e collaboratore di Internazionale. Invece riguardo al cinema, in realtà
ultimamente non ci vado molto spesso… L’ultimo film che ho visto che mi è piaciuto
veramente è stato The Wolf of Wall Street.
Se potessi scegliere una collaborazione con un qualsiasi artista chi preferiresti?
Al momento direi Todd Terje. Sembra un tipo simpatico.
Da qui a cinque anni cosa vorresti per I Cani? Come pensi si possa sviluppare
questo progetto?
Non vorrei rimanere mai fermo troppo a lungo su una certa cosa, quindi mi piace l’idea che
io stesso non abbia idea di come saranno I Cani tra cinque anni!