I migliori album del 2019 secondo VivaMag
La redazione di Vivamag ha selezionato dieci dei migliori album recensiti nel corso del 2019.
“Why me? Why not”, prodotto e composto dello storico frontman degli Oasis riflette l’ennesima conferma che Liam Gallagher sia assolutamente autonomo, in grado di camminare senza il sostegno del fratello Noel. Non mancano le ballad come Once e presenti anche tracce più energiche come Shockwave e The river. Un album con le reminiscenze beatlesiane, capace di riportare lo storico sound della band brittannica degli anni ’90.
Tra gli altri artisti “big”, troviamo anche i The Raconteurs con l’album “Help Us Strangers”. La band è stata fondata nel 2005 da Jack White, membro dei ben noti White Stripes, e dall’amico cantautore Brendan Benson. Tracce come Sunday Driver e Live a lie sono attaccate ad una certa classicità ma ad irrompere troviamo Don’t Bother me, con un sound tipico dell’ultimo White sperimentale.
Proseguendo non potevamo non scegliere “Fire And Sea” di Machweo. Con il suo quartetto jazz (elettronica, sax, chitarra elettrica e batteria) l’artista parte da una base world music e ad essa aggiunge una combinazione di musica tradizionale del sud Italia: melodie arabeggianti e beat elettronici nella migliore tradizione clubbing.
“Souvenir” dei Cara Calma, viene invece definito come “graffiante al punto giusto; equilibrato ma travolgente e assolutamente rock. Un disco superbo, che regala una delicatezza sorprendente, accarezzandoci mentre socchiudiamo gli occhi nel nostro personale oblio.”
Tornando sulla scena internazionale, troviamo il nuovo lavoro dei Dream Syndicate, i quali tornano con un album intitolato “These Times”. Un progetto rivolto al presente, che non si crogiola sui fasti del passato ma, al contrario, attesta una grande voglia di sperimentazione.
Continuando il nostro viaggio nella ricerca musicale troviamo la band africana: KOKOKO! con l’album “Fongola”. Il gruppo ha voluto creare un nuovo modo di concepire la musica tradizionale, contaminandola con sonorità elettroniche.
La statunitense Holly Herndon con il suo nuovo progetto “Proto”, prodotto con la collaborazione di Matthew Dryhurst, ha modificato un computer per videogame ed ha dato alla luce: Spawn. Per tutta la durata dell’album viene accompagnata da un ensemble contemporaneo di voci, dimostrando così che l’unione uomo-macchina è possibile.
Sequoia, con il loro album omonimo, hanno emozionato molti di noi. Nelle sette tracce del disco troviamo una complessità compositiva che spazia dalla psichedelia al rock dal sapore retrò, dallo shoegaze al noise, dal krautrock alla new wave. La voce di Max Martinenghi, incisiva e precisa veste trame sonore dal groove imprevedibile e impeccabile.
Giungendo quasi alla fine della nostra classifica troviamo i The Unsense con l’album “Est” definito “un lavoro dalle sfumature darkwave e psichedeliche che si apre ad un certo tipo di sonorità pop più trasversali che abbracciano in alcuni casi la canzone d’autore e in altri invece l’indie rock di inizio millennio”.
Per ultimi, ma non per importanza, i There Will Be Blood con la loro ultima fatica “Beyond”: “un grassissimo Libretto Blues Rock, ricco di quella violenta crudezza che il genere richiede”. Ognuna delle undici tracce, rappresenta un capitolo di un viaggio soprannaturale e crea coinvolgimento verso chi ascolta.