“Il secondo album sarà più elettrico!” – L’Orso – L’intervista esclusiva per Vivamag


Di ritorno dall’estero e con il secondo album in produzione, l’Orso torna a suonare per tutta Italia e contro ogni intemperia! Dalla Sicilia a Carnago, il nostro inviato è andato al Bisboccia Festival per incontrare il cantante Mattia Barro ed il sassofonista Francesco Paganelli. Nonostante un uragano abbia bloccato l’esibizione sul main stage, la band è riuscita come sempre a regalare un momento speciale ai propri fan.

Questo è il primo concerto che fate sotto la pioggia e con i tornado o durante la tournée avete già affrontato situazioni simili?

Mattia: Siamo andati al sud, che come tutti sanno è caldo, c’è il sole, la Sicilia, Aprile… ha piovuto dieci giorni (ride)! Però generalmente troviamo il sole! Oggi poteva essere la prima data annullata dell’Orso…

Francesco: …e invece no!

M: Ci siamo improvvisati con un set acustico perché la nostra parte di palco era quella esposta alla grandine…

F: …e alle intemperie!

M: sembri il commento tecnico (ride)!

Devo dire che il set acustico ha reso bene! Il pubblico ha urlato per far abbassare la musica di sottofondo dalle casse.

M: E’ stato bellissimo, hanno zittito tre volte la musica! E quando la gente zittisce la musica per altra musica è bello!

Tra L’altro siete stati anche in Francia e Bruxelles! Com’è andata? C’è tanta differenza come pubblico, clima ed organizzazione tecnica?

M: Lì si suona un sacco presto. Pensavo il contrario, invece s’inizia alle sette e la gente è abituata ad andare, pagando anche molto per i concerti. Però ha voglia di sentire, sono molto curiosi, soprattutto a Parigi. Invece la serata in Belgio era in una libreria italiana. Una situazione diversa, gente che vuole esportare la cultura italiana. Quando ti chiamano per far parte della cultura italiana all’estero è un onore. Poi il festival anche a Parigi è stato una figata. Eravamo parecchie band italiane.

Tutte della Garrincha Dischi?

M: Solo la nostra serata. Eravamo noi e Lo Stato Sociale. Poi c’erano Brunori S.A.S., Dente, The Zen Circus e Di Martino.

Come mai la Francia ed il Belgio avevano questo interesse per l’Italia? C’è una sub-cultura?

M: Si, a Parigi c’è questo locale che sia chiama Marcovaldo, che è l’ente che ha organizzato questo festival di musica italiana all’estero. Tre giorni, una roba fuori di testa. Sono andate bene tutte e tre le serate, c’era molta più gente di quanta se ne aspettavano! Mentre a Bruxelles c’è La Piola. E’ un altro piccolo posticino che fa questo, porta band italiane lì. Per chi va a fare i primi giri all’estero questi locali sono un battesimo!

4

Invece qual è stata la situazione preferita durante la tournée? Come gruppo spalla avete seguito sempre le stesse band?

M: E’ la prima apertura che facciamo in un tour. Nel senso (ride) siamo fortunati, ci capita raramente di farle. Oggi probabilmente è stato uno dei momenti più belli perché c’era tutta la gente che si è messa a cantare e si è sentita parte di una cosa molto grande. E’ stata una figata! Per ora il tour va molto bene, è andato bene al sud, al centro e al nord sta andando benissimo!

Al sud avete fatto anche una specie di festa in casa, com’è venuta quest’idea?

M: Avevamo un giorno vuoto. A noi buttare via le giornate non piace.  Eravamo in Sicilia, o andavamo al mare o andavamo a suonare. Abbiamo chiesto ospitalità in una casa per fare un evento per trenta, quaranta persone, poi la richiesta era molto alta e siamo andati nella “Casa dello Studente Occupato”…

Cos’è?

M: E’ una casa per gli studenti universitari di Messina. Il comune ha voluto togliere la possibilità di usarla come casa, ed i ragazzi se la sono ripresa occupandola. In due giorni siamo riusciti a trovare il contatto, la gente si è sbatutta un sacco e abbiamo suonato lì, con duecento persone nella hall!

Ma tra nord e sud c’è tanta differenza al livello di pubblico?

M: Al sud c’è più fuoco, hanno più voglia di andare, tipo a Matera in Basilicata, abbiamo fatto duecento persone, io pensavo non ci sarebbe stato nessuno! D’argen D’amico diceva “Avere almeno un fan in Basilicata”! Era l’obbiettivo per diventare celebri!

Ce l’avete fatta!

M: Si, ormai mia madre è contenta (ride)! La madre di Francesco invece?

F: Un po’ meno, non sono mai a casa (ride)!

Tornando all’etichetta discografica, secondo voi passare ad una major quanta differenza può fare? Soprattutto nel caso di un gruppo abituato alle discografiche indie.

M: L’aiuto di una major è un bisogno economico per poter investire di più su un progetto. Penso che I Cani con la Universal, come Lo Stato Sociale per la Emi, hanno avuto più disponibilità economiche per fare una tour migliore, un disco migliore. Non c’è più quel concetto vecchio dove arriva la major, ti sbrana e tu diventi parte di loro. E’ più un aiuto che danno ai piccoli. A volte guadagnano di più da loro che dal secondo classificato di X-factor che viene dimenticato dopo un paio di mesi. Si sono svegliati. Come hanno fatto con il rap.  E’ una scelta intelligente da parte loro, per una volta!

1_DSC6776

Per quanto riguarda il pubblico invece, voi avete un contatto molto diretto con tutti i fan. Esponendovi così tanto non c’è mai il rischio di deluderli?

M: Il problema potrebbe emergere se prendessimo delle strade diverse rispetto ad ora. Nel senso, il pubblico ti ama in quel momento e vuole che tu sia sempre quello, vuole che tu sia quello che ha fatto una determinata canzone, quindi c’è un rischio. Più dischi fai più qualcuno sarà scontento o contento. Già solo quando abbiamo fatto il primo ep autoprodotto e poi siamo passati all’etichetta, ci dicevano “il disco prima era più onesto”. E’ una cosa che soprattutto il pubblico più giovane sente. Lo dicevano anche ai Nirvana, possiamo accettarlo benissimo anche noi, stando zitti e divertendoci. Fa parte del gioco. Anche a me è capitato. Alcune band che ascoltavo hanno cambiato genere o mood e non mi piacciono più. E ci sono altre che amo comunque. Noi vorremo che la gente come prima cosa sposasse la nostra idea.

Quale sarebbe?

Fare la musica che ci piace, nel momento e nel modo in cui vogliamo. Quindi se decidessimo di passare dall’acustico all’elettrico ci piacerebbe che la gente lo accettasse. Abbiamo fatto un featuring con Mecna che è un rapper, e la gente l’ha accettato. Vogliamo far capire che le cose le facciamo sempre con la stessa idea di base. Non abbiamo fatto un pezzo con un rapper perché adesso è un genere che funziona. Io il rap lo ascolto da quando sono ragazzino. Con Mecna siamo in un rapporto di amicizia, ho suonato anche per lui. Chiamarlo in un nostro disco era lineare. Vogliamo fare la miglior cosa possibile che si può fare in quel momento.

Ma ci saranno anche cambiamenti nel prossimo cd? L’altra volta parlavo con Giulio (batterista dell’Orso ndr) e mi diceva che inserirete un po’ più di elettronica nel secondo album.

M: Più che elettronica, avremo un impronta più elettrica. Io passerò alla semi acustica, con un suono più colorato. Ci saranno sicuramente tastiere e pianoforti. E di sicuro il rap. Mi piace.

Con I Cani invece che rapporto avete?

M: Andrea Suriani, il tastierista dei Cani, è il ragazzo che ha registrato il nostro primo ep. Ed è un mio compagno del liceo. E’ molto bello rincontrarsi sui palchi perché non ci vediamo più a casa. Io sono andato a Milano, lui a Bologna e ci vediamo durante il carnevale e ai concerti dell’Orso coi Cani.

Ma i Cani sono di Roma, come hanno fatto ad incontrare Andrea?

M: Lui suonava nei “My Awesome MIxtape” a Bologna e lavora per uno studio di registrazione che produce dischi per la 42 Records, l’etichetta dei Cani. Quando c’è stato il cambiamento nella formazione hanno chiamato Suriani che è una grandissimo tastierista. Anche con Nicolò siamo amici. Ci siamo conosciuti prima che loro uscissero. Era il nostro primo giro a Roma, è venuto a sentirci e poi abbiamo passato dei capodanni assieme.

Nonostante la distanza?

M: Si, avevo la ragazza a Roma, un’amica sua e quindi ci si vedeva spesso.

Anche gli altri componenti dell’Orso hanno mille amicizie in giro?

M: Tommaso probabilmente è quello che ne ha di più tra le band. Poi suonando in giro ti fai un sacco di amici, si conosce tantissima gente.

Soprattutto grazie al clima che riuscite a creare con i vostri concerti e la vostra musica…

M: la cosa bella è che abbiamo più amici sotto il palco che sopra il palco, possiamo tornare nei posti e sapere che la gente è lì, magari vai in vacanza, a Roma, e sai che c’è un amico che hai conosciuto li e che rivedi! E’ molto bello!

1

Invece che ci racconti riguardo il tuo libro?

F: Siamo andati in giro io e Mattia con questo suo progetto, si chiama The Swimmer.

M: Abbiamo esordito con un paio di brani, poi siamo diventati la band di Mecna per il MIAMI, e infine abbiamo portato in giro il mio libro con Francesco al sassofono ed io alla chitarra e tastiere. Quaranta minuti di proiezioni accompagnati dalla musica. Non m’interessava fare le letture. Volevo spingermi un po’ più in là. Con The Swimmer  abbiamo lavorato con un sacco di amici. E riempito le registrazioni con fiati, pianoforti, percussioni, un coro gospel. Tutto registrato a casa mia, poi ai concerti suonavamo con i campionamenti e gli strumenti dal vivo.

Ma che genere fate?

 F: Sonorizzazioni.

M: Per ora sono usciti due brani ed un remix non ufficiale dei Sigur Ròs.  Io e Fra viviamo assieme…

F: Esclusiva (ride)!

M: voglio essere intervistato al volo anche da Vanity Fair (ride)! Dato che viviamo assieme suoniamo spesso. Francesco è diventato parte attiva nella scrittura del nuovo disco dell’Orso… Esclusiva (ride)!

F: Quale onore (Ride)!

Invece il vostro docu-film registrato a teatro con l’orchestra?

M: Esce a fine mese…Esclusiva (ride)!

F: Esclusiva (ride)!  Il documentario esce a fine mese!

M: Però volevo dire che il disco esce a fine anno. Adesso facciamo le ultime quindici date del tour, iniziato a Marzo dell’anno scorso: un anno e mezzo. Abbiamo girato tutta l’Italia. Abbiamo visto il pubblico crescere con noi. La gente ci scrive, ci manda le cartoline, le lettere, ci cerca. E’ una cosa molto bella. Se fai musica è molto bello. Per me che faccio musica da quindic’anni è quasi la conclusione di un sogno. La cosa bella di far musica è che ogni giorno vuoi vivere il sogno successivo e vivi con quell’ansia di frustrazione: hai finito il disco, ma ci vogliono due mesi prima che esca. Poi vai in tour ma tu hai scritto una canzone in quel periodo e vuoi farla uscire ma devi aspettare del tempo. E’ una rincorsa che non potrai mai raggiungere. Gloria e Frustrazione ogni giorno (ride)!

Ma Mattia, prima dell’Orso dove hai lavorato?

M: Dopo la laurea ho iniziato a lavorare per un paio di uffici stampa. Primo lavoravo per un ufficio stampa sotto Domino Records. Quella degli Arctic Monkeys. Poi ho lavoravo per i Club Dogo come media, stampa e comunication della loro etichetta Tanta Roba. Io arrivo dal rap ed era un ritorno a casa. Dai sedici ai diciot’anni avevo un gruppo rap, facevamo freestyle.

Ma Tommaso (bassista dell’Orso ndr)  come ha accolto questa tua vena rap?

M: Tommy faceva metal (ride)! No, scherzo, Tommy è cresciuto con i Sottotono, quindi non c’è stato problema.

F: Fidati è qualcosa in più (citazione dei cani che stavano suonando in quel momento)!

Tutti: ridono.

Ragazzi è stato un enorme piacere, vi ringrazio per il tempo dedicato!

M: …per la pioggia intendi (ride)! Atmosferico, come dicevano i Subsonica!

6


Intervista di Davide Felletti, Foto di Giada Duino

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.