Indiana – S/T
Artista: Indiana
Album: Indiana
Etichetta: Autoprodotto
Anno: 2014
Voto: 7,5
Il 25 novembre hanno fatto capolino tra le novità gli Indiana, con l’omonimo EP, secondo lavoro dopo “La Strada”. Dal 2012 però è cambiato molto, in particolare c’è stato l’ennesimo abbandono di un elemento. Si sono ritrovati in tre, Rajiv Olivato, Marco Novali e Riccardo Mazza. In tre, sì e anche confusi: ma da questa confusione nasce il singolare Indiana, che contiene cinque tracce, diverse tra loro e impossibili da inserire in una scatola con un’ etichetta quanto meno precisa.
Alla base della peculiarità del lavoro, c’è sicuramente questa mancanza di elementi, che ha costretto i tre a reinventarsi con l’utilizzo deciso di pc, sinth, reverberi e beat, che colmano il vuoto, ma allo stesso tempo generano delle belle novità che fanno dell’EP un interessante mix variopinto e divertente.
Non ci si annoia ad ascoltare, anche se le tematiche trattate in realtà si basano proprio sul tedio del nostro quotidiano, sull’alienante ripetersi delle azioni: emblematica, e non a caso scelta come portabandiera del gruppo, è “Laverò le rocce”, demenziale racconto in prima persona di un pesciolino alienato, costretto a vivere nel suo acquario, e ad occupare il suo tempo nel lavare le rocce, tanto quanto noi esseri umani viviamo senza porci domande, le solite tappe della nostra vita.
Tra l’ironico e il sarcastico, il non-sense e il divertimento, gli Indiana giocano tanto a parole quanto a musica, ed alternano rumori di marziani e inquietanti gorgoglii sinistri, a chitarre acustiche di una semplicità quasi cantautorale, con ritmiche tra beat e pop. Il synth è protagonista assieme alle chitarre, e il tutto sembra rifarsi alle sonorità digitali di M83, Artict Monkeys e al panorama british alternative/ indie rock.
Un ascolto piacevole e divertente, a volte perturbante e straniante, che nel complesso ha una sua originalità e genialità. Simpatici e curiosi. Attendiamo altro folle e divertente materiale, capace come questo di distruggere e ricomporre il nostro bel mondo psicopatico, con una bella dose di ironia.