Konstantinos Kavafis
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
Un invito a vivere e di fare della vita qualcosa degno di essere vissuto: di questo tratta “Per quanto sta in te”. Le poesie di Konstantinos Kavafis (1863-1933) hanno spesso un carattere essenziale e coinciso, capace di raccontare con una sottile ironia la realtà ormai priva di incanto: L’anima mia nel mezzo della notte / è paralizzata e confusa. / Fuori, fuori di lei si compie la sua vita. / E attende la favolosa aurora. / E anch’io dentro di lei, con lei, / attendo, m’annoio, mi consumo.
La nostalgia, l’incertezza e la paura del futuro, i grandi riferimenti classici, la psicologia e la morale, la sessualità: Kavafis venne spesso accusato di attaccare i valori tradizionali, ma egli era troppo scettico e introverso per definirsi un anticonformista.
Scendevo quella maledetta scala; / tu entravi dalla porta; per un attimo / vidi il tuo viso ignoto e mi vedesti. / Poi, per non esser rivisto, mi nascosi, e tu / passasti in fretta, nascondendoti il viso, / e t’infilasti in quella maledetta casa / dove non avresti trovato il piacere, come anch’io del resto. / Pure, l’amore che volevi l’avevo io da darti; / l’amore che volevo – lo dissero i tuoi occhi / sciupati e diffidenti – l’avevi tu da darmi.
Si sentirono, si cercarono i nostri corpi; / compresero la pelle e il sangue. / Ma ci nascondemmo, tutti e due sconvolti.
Per alcuni uomini giunge il giorno in cui / devono pronunciare il grande Sì o il grande / No. È chiaro sin da subito chi lo ha / pronto dentro di sé il Sì, e pronunciandolo / si sente più rispettabile e risoluto. / Chi rifiuta non si pente. Se glielo richiedessero, / “no” pronuncerebbe di nuovo. Eppure quel no / -quel no giusto – lo annienta per tutta la vita.