L’estate dei poeti

Ardono i seminati,

scricchiola il grano,

insetti azzurri cercano ombra,

toccano il fresco.

E a sera

salgono mille stelle fresche

verso il cielo cupo.

Son lucciole vagabonde.

Crepita senza bruciare

la notte dell’estate.

Così Pablo Neruda descrive l’estate: il calore del giorno si alterna alla freschezza della notte; un senso di tranquillità regna su tutta la poesia. Sono molti i poeti che hanno deciso di descrivere la natura, che pare rallentata dal caldo, e le sensazioni dell’estate.

Hermann Hesse sceglie di descrivere i campi di grano dorati e i boschi sulle colline: Improvvisamente fu piena estate./ I campi verdi di grano, cresciuti e/ riempiti nelle lunghe settimane di piogge,/ cominciavano a imbiancarsi,/ in ogni campo il papavero lampeggiava/ col suo rosso smagliante./ La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,/ dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,/ più greve e penetrante il richiamo del cuculo,/ nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,/ si cullavano le margherite e le lupinelle,/ la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio/ e nel febbrile, folle anelito della dissipazione/ dell’approssimarsi della morte/ perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,/ inesorabile avvertimento delle falci in azione.

Pochi versi per Salvatore Quasimodo, che canta accompagnato dal frinire delle cicale: Cicale, sorelle, nel sole/ con voi mi nascondo/ nel folto dei pioppi/ e aspetto le stelle.

Federico Garcia Lorca ci parla, invece, del cielo di un tramonto agostino: Controluce a un tramonto/ di pesca e zucchero./ E il sole all’interno del vespro,/ come il nocciolo in un frutto./ La pannocchia serba intatto/ il suo riso giallo e duro./ Agosto./ I bambini mangiano/ pane scuro e saporita luna.

E poi, ovviamente, il mare, che regala le emozioni più diverse, come la malinconia che risuona nelle parole di Nazim Hikmet (Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti/ arrivederci fratello mare/ mi porto un po’ della tua ghiaia/ un po’ del tuo sale azzurro/ un po’ della tua infinità/ e un pochino della tua luce/e della tua infelicità./ Ci hai saputo dir molte cose/ sul tuo destino mare/ eccoci con un po’ più di speranza/ eccoci con un po’ più di saggezza/ e ce ne andiamo come siamo venuti/arrivederci fratello mare.) e la calma di Sandro Penna (Il mare è tutto azzurro./ Il mare è tutto calmo./ Nel cuore è quasi un urlo di gioia./ E tutto è calmo).

Quest’anno, quando raccoglierete le conchiglie sulla spiaggia, pensate a Katherine Mansfield: Eternamente giace e splende piano/ sotto l’enormi tempestose ondate/ e sotto le minute onde beate che il Greco antico un tempo ha nominato/ crespe di risa./ Ascolta: la conchiglia iridescente/ canta nel mare, al più profondo./ Eternamente giace e canta silenziosa.

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