L’ultimo Star Wars

Star Wars è finito, dobbiamo farcene una ragione amici. O meglio: è finita la narrazione Skywalker, con “Star Wars: L’ascesa di Skywalker”, iniziata 40 anni fa da Lucas e conclusa a dicembre da Abrams. Altre storie espanderanno l’universo, tra cui la strepitosa serie The Mandalorian ideata da Jon Favreau e che si chiude in questi giorni negli USA; ma l’imperatore Darth Vader, Yoda, Luke e compagnia non li rivedremo, probabilmente, più. 

Chiuderla non è stato facile: è totalmente mancata una visione che coprisse l’arco dei tre film dando uno svolgimento rotondo e armonico alla narrazione. All’episodio 7 di J.J. Abrams, che nostalgicamente ritornava alle atmosfere polverose originali dopo il trionfo digitale degli episodi 1-2-3, è seguito “Star Wars: Gli ultimi Jedi” di Rian Johnson che ha ribaltato trame e psicologie dei personaggi. La fatica la si avverte soprattutto nella prima parte dove siamo invasi da spiegoni, colpi di scena e aggiustamenti riguardanti soprattutto la genealogia della protagonista; un lavoro di rammendo a tratti grossolano, tanto da domandarsi se non potevano proprio esser trovate altre soluzioni.

Lo spettatore è chiamato ad un atto di fede: o si crede nella forza (di Star Wars) oppure il film può risultare essere un’esperienza fastidiosa. Perché il film, sicuramente il migliore di questa ultima trilogia, ha anche dei pregi. I nuovi personaggi, forse liberi dall’ingombrante presenza dei protagonisti delle precedenti trilogie, acquistano tridimensionalità e spessore mentre alcune sequenze di combattimento o di inseguimento reggono e coinvolgono. Insomma la magia di Star Wars si sente e alla fine i personaggi diventano familiari, presenti, veri. Anche il finale convince riavvolgendo il tutto e riportandoci su Tatooine per seppellire ritualmente uno dei simboli di questa saga. Siamo a casa finalmente, un po’ commossi di esser stati coinvolti in una delle più grandi narrazioni del ventesimo/ventunesimo secolo.

A cura della redazione di cinequanon.it

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