Luz – Encelado
Artista: Luz
Album: Encelado
Etichetta: Auand Records
Voto: 9/10
Esotico: ciò che caratterizza i luoghi, l’ambiente e la vita di popolazioni straniere, spec. orientali e tropicali. Ed è proprio questo il termine perfetto per i Luz; nome spagnolo, titolo dell’album, Encelado, che si ispira alla mitologia greca ma anche ai satelliti di Saturno e richiami alla corsa allo spazio. Un bel mix di culture, paesi e atmosfere che non passano inosservate agli occhi di qualche autostoppista galattico desideroso di scoprire nuovi mondi. Il trio romano non delude i numerosi cosmonauti della musica che abitano la terra, e regala loro una preziosa guida ricchissima di riferimenti culturali. “Soyuz!”, oltre ad essere un veicolo spaziale sovietico, è anche il titolo del brano che apre Encelado, con i suoi cambi di tempo nervosi e la sua chitarra tagliente. “Chullachaqui” con il suo ritmo felpato, fa riferimento a questa creatura mitologica proveniente dall’America Latina che agisce da guardiana delle foreste e si dice non abbia l’anima. “Bengoechea” è un omaggio al pittore cileno J.M. Bengoechea e i suoi ritmi malinconici sono in totale contrapposizione al brano seguente “Ground Control”, frenetico, movimentato ed eccitato, quasi barbaro (nell’accezione bartokiana). Sapete cos’è la radiazione cosmica di fondo? Ecco i Luz lo spiegano dettagliatamente in “Hum”, un brano enigmatico che ha la presunzione di raccontare il rumore causato dal Big Bang. “Shapiro” è un viaggio cosmico che attraversa ombre e luci, da godere ad occhi chiusi. “Bellyhoo” è il pezzo più misterioso dell’album: una chitarra dai chiari connotati prog omaggia i Rush. Peccato che Giacomo, il chitarrista, non abbia mai ascoltato prog. L’album chiude con “Fricus”, una passionale ninna nanna dai sapori latini che avvolge l’ascoltatore e lo ringrazia dolcemente. Promossi a pieni voti.