Mad Max: Fury road, George Miller –
Pronti via, troviamo il nostro Mad Max che cerca di sopravvivere in un imprecisato futuro post-apocalittico nutrendosi con una lucertola bicefala; si muove solitario Max accompagnato suo malgrado esclusivamente dai fantasmi del passato. Catturato da una banda di predoni viene condotto alla cittadella governata da Immortan Joe, un tiranno che controlla la poca acqua a disposizione concedendola occasionalmente durante una delirante cerimonia dove tutti gli straccioni che abitano il deserto cercano di accaparrarsela a spintoni armati di padelle.
E’ difficile spoilerare un film la cui trama è ridotta all’osso, dove i pochi dialoghi statici servono a far tirare il fiato durante una sequenza d’inseguimento lunga un intero film. Il settantenne George Miller confeziona un riuscitissimo film western, un Ombre rosse all’estrogeno dove il deserto non è percorso da una carovana ma da un blindocisterna pronta a sopportare l’attacco di tutte le tribù motorizzate che abitano questi infami luoghi. C’è un cowboy reticente salito per caso a bordo del mezzo blindato e che progressivamente farà sua la missione, un Tom Hardy che deve aver consumato tutte le parole in Locke e che qui le dosa con il contagocce esprimendosi per lo più a grugniti. C’è Charlize Theron rapata, senza un braccio e con la faccia costantemente sporca di grasso ma comunque bellissima, perfetta interprete di un’eroina tormentata alla ricerca della sua redenzione.
Il resto è solo una fantasmagorica variazione sul tema “attacco alla diligenza”. Ogni volta si aggiungono o sostituiscono elementi: le automobili diventano cingolati e poi motociclette corazzate, lancieri si alternano ad orde di assaltatori trampolieri usciti da un Cirque du soleil tossico. Ad incitare questo esercito freak un camion che monta una muraglia di amplificatori, un gruppo di percussionisti arrabbiati sul retro e un chitarrista in acido sul cofano che sputa fiamme e fottuto heavy metal dalla sua chitarra.
Sempre in movimento ma sempre uguale, Mad Max – Fury Road è un film indefinito già dalle premesse non essendo un sequel, un reboot, uno spin-off (ma poi chi se ne frega, non siamo mica alla Marvel qui). Miller costruisce un’opera che aggiorna senza snaturare il personaggio e il suo immaginario, anzi li potenzia facendoli schizzare in mille direzioni, componendo inquadrature e situazioni che brulicano di creatività, di geniali trovate, di personaggi così maniacalmente curati che ti vien da dire basta, è troppo, non può bastare una sola visione. Lunga vita a George Miller e che tutti i registi di action movie vadano in pellegrinaggio al cinema: Mad Max – Fury Road è un’epifania.
Massimo Lazzaroni