Maisha – There is a Place
Artista: Maisha
Album: There is a Place
Etichetta: Brownswood Recording, 2018
Voto: 7.5/10
There is a Place. C’è un posto, ed è il Regno Unito, il paese che sta rivoluzionando la scena jazz mondiale. Secondo il The Guardian infatti, a Londra a dintorni stiamo assistendo ad un revival della musica jazz che viene sempre più contaminata dalla fusion, dall’Afrobeat e dalla musica elettronica. Tra gli artisti fautori di questo movimento troviamo il fenomenale batterista Moses Boyd, Shabaka Hutchings, sassofonista e clarinettista di Sons of Kemet e The Comet is Coming, e ancora Matthew Halsall, trombettista e fondatore della Gondwana Records. Tra i numerosi nomi, fanno capolino i Maisha, ensemble londinese di cui fanno parte, tra gli altri, il batterista Jake Long e la sassofonista Nubya Garcia, e che lo scorso novembre hanno pubblicato There is a Place su Brownswood Recording (l’etichetta di Gilles Peterson per intenderci). Album ispirato chiaramente dalle correnti di spiritual jazz e Afrobeat, There is a Place deve molto però anche ad artisti provenienti da oltreoceano, come Kamasi Washington e il supercollettivo Snarky Puppy. Nel corso dei cinque brani è incredibilmente facile sentire gli artisti sopracitati ottenendo quell’effetto tributo che può piacere, oppure no. L’album è godibile in ogni sua sfumatura, ogni suo assolo, in particolare quello di percussioni in “Eagelhurst/ The Palace”, ma i suoni e le scelte compositive ricordano fin troppo i colleghi statunitensi. La raffinatezza della proposta è senza dubbio sopra la media e tutti i musicisti che hanno contribuito a There is a Place hanno capacità tecniche degne della migliore nota. L’identità è l’elemento a cui dovrebbero maggiormente lavorare per creare quel sound personale che li porterà, senza dubbio, molto lontano.
Noemi Bolis