Mark Lanegan Band – Somebody’s Knocking
Artista: Mark Lanegan Band
Titolo: Somebody’s Knocking
Etichetta: Heavenly
Voto: 6.5/10
Con immenso candore, devo ammettere di aver dolosamente ritardato questa recensione qualche settimana di troppo. In mia difesa, posso dire che non è stato per niente agile, trovare le giuste parole per descrivere in maniera onesta questo “Somebody’s Knocking”, ennesimo album dell’ex Screaming Trees, Mark Lanegan. Si sa, l’accettazione del lutto, richiede i suoi tempi e il superamento di alcune necessarie fasi. Al termine del primo canonico giro di ascolti, ho affrontato il primo step, rappresentato dalla fase di Negazione. Spiazzato da sonorità così sfacciatamente New Wave e al limite dell’elettronica anni ’80, mi sono chiesto, se quello che avessi appena finito di ascoltare fosse davvero un disco di Lanegan e non di qualche artista minore della Factory Records. L’etichetta sulla mia copia promozionale, tuttavia, non ammette equivoci e anche la voce di Mark, dietro drappi di chorus e bassi in stile Peter Hook, è assolutamente riconoscibile. La gustosa Disbelief Suspension, ci illude per qualche istante, che il polveroso decadentismo blues laneganiano, tornerà a tormentarci da un momento all’altro, ma siamo in realtà in piena fase di Patteggiamento. L’incredulità, ora, lascia il posto ad una consapevole rabbia da abbandono, tipica di chi si sente ideologicamente tradito dal synthpop di Stitch It Up e Penthouse High. Tuttavia, con il proseguire degli ascolti, questa post pop depression, sembra progressivamente affievolirsi e l’immagine di un Lanegan contorto in convulse danze epilettiche, inizia quasi a piacerci. Arriva, quindi, una morbida accettazione di un disco, che sembra esser nato per irritare le frange più integraliste dei fan del cantautore americano, ma che fra le sue trame, rivela brani di una classe talmente intensa, da non poter restare inosservata (Playing Nero e Paper Hat).