OVERCHARGE – L’intervista di VivaMag

Gli Overcharge nascono a Varese nel 2012 cominciando fin dai primi anni a seminare il loro suono sulla scena punk e metal. Dopo un omonimo EP, registrano il loro primo album nel 2014 “Accelerate. Si susseguono numerosi live che portano all’uscita nel 2016 del loro secondo album “Speedsick”, registrato a La Sauna di Varese.

Dal 2012 ad oggi avete pubblicato ben due album, come si è evoluto il vostro suono nel tempo?

Ciao e grazie. Non ci rendiamo troppo conto di un’evoluzione del nostro suono in quanto siamo in una fase di massima ispirazione e coesione. Le registrazioni di “Speedsick” sono state fondamentali per convincerci di un certo sound (molto più ruvido e saturo rispetto ad “Accelerate”) e per determinare l’impronta di questo corso attuale.
Proprio in questi giorni ci ha lasciati troppo prematuramente Cajo della Sauna, con cui abbiamo registrato e confezionato l’album in 8 giorni esattamente un anno fa.
E’ stato incredibile quanto, grazie alla sua capacità di valorizzare i suoni nel modo più “live” e naturale possibile, l’unica regola in quei giorni fosse: “allestisci come vuoi, alza più che puoi e suona” … Stop! Nulla più. E questo approccio è indissolubilmente il marchio di fabbrica Overcharge.

Il vostro ultimo lavoro è “Speedsick” da dove viene la scelta di questo nome?

Eh eh, la sua genesi è molto bizzarra e qualche caro amico l’ha condivisa con noi su un furgone tra le autostrade tedesche. In generale, cercavamo un titolo ad effetto: semplice ma ben legato al mondo Overcharge; cafonesco ma che aprisse a varie interpretazioni.
La velocità è marchio di fabbrica per noi, proprio come una mania o un’ossessione, nelle tematiche e nell’esecuzione. Questo viene associato ai temi delle dipendenze, in senso generale, da quelle più misurate alle più tossiche.
La title-track parla proprio di istintività e di quegli impulsi troppo spesso repressi e ingabbiati dagli ambienti e da una società ormai appiattiti e omologati.

Dall’album è stato estratto anche il vostro ultimo video ufficiale, a cosa vi siete ispirati? Cosa volevate trasmettere?

Le stesse sensazioni di cui sopra: girovagare su un bolide senza scopo e senza regole, mentre il mondo replica e ripropone ciclicamente i propri errori e le proprie assurdità … E l’unica valvola di sfogo è quella di chiudersi in ambienti angusti, rumorosissimi e insalubri a scatenare la rabbia, strumenti alla mano.
Qualche frame è stato estrapolato da un documentario sulla ampia diffusione dei narcotici tra i soldati statunitensi in Vietnam, che, senza troppa filosofia, riassume tutti questi concetti di brutalità e umanità spiccia.

Chi si occupa della realizzazione dei testi? Da cosa prende ispirazione?

In generale, salvo casi sporadici, tutta la fase compositiva è a sei mani: c’è sempre un confronto tra di noi, partendo dall’input di qualcuno. I temi trattati sono quanto più reali, quotidiani e tangibili: per farti qualche esempio, “Downtown Inferno” parla delle periferie e di posti poco consigliabili da cui tutti proveniamo e a cui tutti siamo affezionati (“The outside world ain’t a safer ground!”); “Warbeat” è un’accusa a chi auspica le guerre e le fomenta per mestiere, seguiti poi da una schiera di ancor più vomitevoli e schifosi benpensanti che le evocano per risolvere i loro piccoli guai “di borgata”; “Ride As One” è un brano di rivoluzione e anarchia, mentre “Wrong Path” parla di quanto spesso ci esaltano e ci soddisfano certe scelte sbagliate.

La scelta di cantare in inglese vi rende decisamente più internazionali e ha contributo a portarvi su vari palchi anche esteri, come avete vissuto l’esperienza fuori dall’Italia?

Sicuramente cantare in inglese contribuisce e non poco; in realtà, per quanto riguarda noi, è più una questione di “musicalità” e non di esterofilia! Ad esempio esistono tanti gruppi (tra cui anche cari amici come Kontatto, Kalashnikov Collective o Hobos) del circuito underground Punk e Metal italiano che, seppure cantando in lingua madre e non suonando generi Mainstream, sono riusciti a portare a casa diversi Tour in Europa o America ricevendo sempre parecchi riscontri positivi.
Fuori dall’Italia abbiamo sempre avuto ottime esperienze, di concerti e umane.
Io vedo la scena underground molto viva, unita e omogenea in quasi tutti i posti in cui siamo stati.
Sostanzialmente, io vedo che un buon 99% di chi sputa sulla propria realtà e inneggia alla superiorità degli altri Paesi frequenta poco concerti, scene e ambienti locali, preferendo ad essi i canali Youtube dei live-club californiani.
Inoltre, i locali o gli spazi autogestiti (dove ci capita spesso di suonare) in genere non hanno nessuna pretesa e c’è sempre rispetto nei confronti di chi la musica la vive come una passione e si fa in mille pezzi per portare avanti un progetto che richiede tanto sacrificio e impegno.

Quali sono gli ascolti che più hanno influenzato il vostro suono?

Sono moltissime, davvero, siamo dei cannibali di musica e, seppur suonando un genere bello inquadrato, grezzo e tradizionalista, tutto fa brodo in sala prove. Oltre a citarti i nostri pilastri fondamentali, ossia Motorhead, Anti-Cimex, Discharge, GBH, Venom e Exploited, siamo tutti adoratori di certo thrash rozzo e old-school (Razor e Sodom per citarne qualcuno), come anche del muro di suono di scuola svedese (Disfear, Skitsystem, Driller Killer).

Citate un album a testa per voi fondamentale.

Marcio: “Kill’em All” dei Metallica, non se ne esce: l’avevo duplicato (e consumato) due volte su cassetta da una cassetta originale.

Panzer: “Back in Black” degli AC/DC da piccolo l’ho macinato a tal punto di ricordarmi ogni singolo passaggio di ogni singola canzone. Poi menzione particolare a “City Weapons” degli Inepsy, disco macinato all’inverosimile e che personalmente mi ha dato l’input per cominciare a costruire il progetto Overcharge.

Josh: anche io direi un disco della vita per la mia svolta stilistica e musicale … “Absolut Country of Sweden” degli Anti-Cimex: in tre parole: Svezia, Vodka e Rasoiate.

Come descrivereste il vostro stile musicale?

“A fuel-injected Metalpunk Machine” – c’è dentro tutto il nostro stile: la benzina, i motori, la velocità, il metal misto al punk e una citazione dal film “Mad Max”!!

Quali sono i vostri progetti per il futuro e cosa invece state facendo adesso?

Diciamo che al momento non ci sono progetti concreti per il futuro … o meglio, al momento non si discostano molto da ciò che continuiamo a portare avanti da 3 anni a questa parte: la prerogativa principale di ognuno di noi è rovinare l’udito a quanta più gente possibile – SOPRATTUTTO LIVE, che sia su un palco o in uno scantinato umido – oltre che sfornare altri dischi. Per il resto vedremo cosa ci riserverà il futuro, difficile dirlo con certezza adesso.
Abbiamo varie novità in fatto di concerti e ulteriori aggiornamenti a breve. Seguiteci!

Sara Ferraro

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