“Pay, completamente pazzi” – oltre quindici anni di carriera in un’intervista esclusiva per Vivamag


E’ sabato sera e i PAY stanno per presentare la loro nuova musicassetta al Circolone. Durante il concerto faranno anche i singoli storici, quelli che suonavano quando ancora ci si drogava al Melo. Non ho l’auto. Poco importa. Affronto il gelo e arrivo a Legnano in treno. Entro nel locale. Alcuni amici mi offrono da bere e noto con piacere l’assenza totale di sedicenni: s’inizia bene.

Finisco la birra e mi fiondo sotto al palco. C’è ancora il gruppo spalla, gli Idravlika. Sfottendo gli zarri con “Mr. Ceretta” e proponendo “Branca Day” dei Derozer, riescono a scaldare il pubblico. Non brillano per originalità ma sul palco se la cavano dignitosamente. Cinque anni fa qualcuno avrebbe suonato una cover imbarazzante di Lady Gaga o Katy Perry. Sono felice che non sia più così.

Finiti gli Idravlika, arrivano i PAY e vengono introdotti brevemente da un formidabile Giacomo Premoli. Cantando “Le Pene dell’Amore Senza Pene” e “Spermatozombie” carica la sala con la giusta dose d’ilarità. Infine esplode la serata grazie ad una folgorante esibizione dei PAY. Sono in tre, fenomenali e riescono a tenere quasi due ore di concerto con un’energia inaspettata. Mr. Pinguino chiude con il botto, scaraventandosi e demolendo la batteria. Non c’è dubbio, non hanno perso lo smalto.

Finito il concerto li seguo in camerino e inizio a bombardarli con domande impegnate.

Tra voi e Pier Paolo Capovilla chi conquista più sbarbe?

Mr. Grankio: Beh, noi. Perché? Lui conquista le sbarbe?

Mr. Pinguino: Ha una dialettica forte.

G: Se è così cambiamo genere. Perché anche noi abbiamo una dialettica forte, però di taglio differente. Anche se adesso suoniamo per i soldi. A pensarci su, le sbarbe ce le siamo già fatte tutte.

P: Naturalmente questo vale solo per Mr. Grankio…

G: Mr. Pinguino fa gli assist, le intorta e poi me le passa.

P: Secondo me Capovilla non ce l’ha questo gioco di squadra.

G: Ma non ha Favaro (il bassita de Il Teatro Degli Orrori, ndr)?

Quindi non sono mai nate delle storie d’amore con le fan?

G: E’ stato amore con tutte.

Vulvino invece (leader indiscusso della band)?

G: Anche Vulvino se le faceva tutte.

E ve le scambiavate?

G: No, devo dire che non c’era questa filosofia glam dello scambio. C’è il timbrino. Se l’ha timbrata uno, è fuorigioco. Si facevano i punti una volta.

Ma quand’è stata la vera svolta dei PAY?

P: Non c’è mai stata una svolta. Il momento di gloria migliore dei PAY è appena caduto mezz’ora fa. E quello successivo sarà al prossimo concerto. Viviamo d’eventi ormai. Non c’è gloria.

G: Però spacchiamo gli strumenti.

P: Ma oggi non ci sono riuscito.

G: Beh, sei finito contro il muro. Non vai più addosso alla batteria. La salti.

P: Avevo paura di prendere Luca (il batterista). L’ho visto con lo sguardo perso.

G: Non va bene questa cosa. Ormai ti lasci impietosire.

Lo facevi anche con Mr. Tortuga (il batterista della prima formazione)?

G: A Mr. Tortuga non siamo mai andati addosso alla batteria.

P: Ne aveva una che costava talmente tanto da non poter nemmeno pensare di graffiarla!

E che fine ha fatto poi?

P: Non lo so. Però lo saluto.

G: Anch’io lo saluto davvero tanto. Veramente non l’ho neanche più rivisto. Non ci sentiremo da… boh! Ecco, siamo dei deficienti, perché stiamo parlando di una roba per cui i quindic’anni dei PAY gli abbiamo già passati. Senza fare una bella tournée dicendo “Abbiamo quindic’anni!”. E’ anche vero però che non siamo un prodotto di mercato. Noi siamo solo un prodotto di comunicazione.

Però siete molto strani…

G: Puoi dirlo forte.

Nel senso, avete creato dei prodotti artistici sempre differenti: dalla punk-rock opera “Federico Tre e il Destino Infausto”, all’horror metraggio “Virus”. Conoscete tutti, siete nell’ambiente, avete fatto la vostra etichetta e poi?

P: Non esiste un’ambiente e non esistono le conoscenze. Abbiamo semplicemente iniziato a fare delle cose, continuando a fare delle cose. Autoproducendole. Alla fine non c’interessa altro.

L’autoproduzione riguarda la frase: ”viva i giovani in azione”?

G: Quello è uno slogan che utilizzavamo nei primi tempi. Noi siamo ancora giovani. Ma i giovani di adesso evidentemente non si sono messi in azione.

P: Non hanno capito che dovevano mettersi in azione.

E vedendo che i giovani non si sono mossi più di tanto, avete smesso di credere in questo slogan?

G: Beh, no. Una volta che siamo sul palco ovviamente suoniamo per noi, ma fa piacere farlo anche per quelli che stanno lì sotto. Sono cambiati quelli che ci sono sotto?

P: Un po’ si, un po’ no.

G: È una questione di mode.

O perché non c’è più Vulvino?

G: Vulvino c’è sempre.

P: C’è sempre stato e sempre ci sarà. E se non lo vedete siete degli stolti!

Ma il suo nome da dove nasce? È un diminutivo di vulva?

P: Non c’è nessun riferimento sessuale.

G: Io credo di saperlo, ma non me la sento di dichiararlo.

Quindi anche Mr. Pinguino, Mr grankio e Mr. Tortuga…

G: Quello è molto più semplice. Erano gli animali scelti per la copertina di “Potevate Anche Ynvitarci”, il nostro primo album. Volevamo farla con degli animali e il grafico, anzi, l’architetto Matteo Costa, li scelse a caso e noi decidemmo di prendere quei nomi lì. E tutte le volte che ci penso… beh, mi sono fatto fregare. Ero già gentile ai quei tempi.

Dovresti metterti la tutina in pelle rossa di Vulvino…

G: Potrei anche starci, adesso.

Ma dov’è? E’ In una teca?

G: Sappiamo dov’è. Non possiamo dirvi in che condizioni.

P: Però L’Hard Rock Café di Las Vegas gli fa veramente una…

G: Tra l’altro potremmo pensare di fare una tournée con Vulvino!

Tutine a parte, quand’è nata la “Punkrockers Autoproduzioni”?

G: E’ stata un’associazione culturale con la quale abbiamo fatto “Potevate Anche Ynvitarci”.

P: No, abbiamo fatto “Provate Ammore Ynutile” e il Barattolo dell’Ammore. C’era Eliseo Sanfelice di Radio Lupo Solitario, che saluto tantissimo. Poi abbiamo prodotto “Del Superuovo” di Musica per Bambini.

G: Una delle più grandi menti del ventesimo secolo.

Beh, “Del Superuovo” è un disco un po’ impegnativo.

G: Devo dire che noi eravamo affascinati dal capolavoro precedente “Nascondino con l’Assassino” che, devo ammettere, è di una gradatura più alta di “Del Superuovo”. Però era già stato pubblicato. Quindi noi potevamo pubblica solo il suo secondo. Però Manuel ha avuto tanti riconoscimenti, forse anche maggiori dei nostri. Ha fatto sigle per Bertallot e Radio Deejay, arrivando alla radiofonia nazionale.

Era un personaggio come voi. Nel senso, un vero e proprio personaggio!

P: Adesso!? Con tutto il rispetto per Manuel, che salutiamo, per quanto mi riguarda potrebbe stare insieme a Capovilla, Cristiano Godano e tutta quella gente lì.

G: Però non si fa. Con questo non voglio dire che gli atri due personaggi si facciano. È ipotizzabile.

P: Come del resto anche per noi.

Davide Toffollo invece ha fatto l’illustrazione di “Provate Ammore Ynutile”. Che tipo di rapporto avete avuto con lui?

G: Quell’illustrazione è stato l’unico avvicinamento, in tutta la nostra carriera, all’industria discografica. Gli abbiamo chiesto se potevamo fare la tournée con i Tre Allegri Ragazzi Morti e hanno accettato.

P: Forse ce l’hanno chiesto loro. Perché erano venuti a vederci un paio di volte in concerto, ed erano stranamente gentili.

G: Gli abbiamo accompagnati nella tournée del loro album “La Testa Indipendente”. L’unica tournée non organizzata da noi. Dopodiché devo dire che le nostre incendiarie esibizioni, con un Vulvino in strepitosa forma, un Mr. Grankio ancora nel pieno delle sue forze giovanili, un Mr. Pinguino cicciottello e un Mr. Tortuga anch’esso in strepitosa forma, fece si che da stessa ammissione di Davide Toffolo, eravamo un po’ troppo folgoranti come gruppo d’apertura, anche perché suonavamo meno di loro. Potevamo suonare massimo trenta minuti, loro un’ora e mezza e quindi ci davamo dentro, anche coi fuochi d’artificio. Eravamo un gruppo d’apertura un po’ scomodo. Però la tournée l’abbiamo fatta tutta ed è stata un strepitosa esperienza. Giravamo con il furgoncino nostro della Punkrockers!

Poi oltre che con Toffolo avete fatto anche uno split album con le Pornoriviste, conoscete i Derozer, siete quasi marito e moglie con Olly degli Shandon…

G: Mr. Pinguino è quasi marito di Olly. Tra l’altro ricordo che Olly ha una sua moglie. E non si fa. Olly non si fa.

P: Quello è sicuro.

G: E’ proprio così di suo. Capovilla è così perché si fa. Cioè, poi non è detto. Olly non si fa. Gli abbiamo fatto registrare dei dischi, gli abbiamo fatto anche arrangiare dei brani.

Invece con tutto il resta della scena?

P: Io non ho mai visto una scena. Tu l’hai mai vista?

G: Nemmeno io l’ho mai vista. Ma i rapporti con le band sono rimasti tutti. Seby dei Derozer è un nostro grandissimo amico. I Punkreas anche. In base ai luoghi dove siamo andati a suonare, le band di riferimento le conoscevamo.

P: E stranamente c’hanno trattato discretamente bene.

Perché? Mi sembra di capire che tra i gruppi non c’era molto amore reciproco.

P: Beh, Olly ha almeno ucciso un paio di persone. Ma tutti sono dei tossici, drogati spacciatori, violenti e non vado oltre. Litigavi prima o poi.

G: No, che ne dica il collega Pinguino io sono molto amico di tutti gli artisti menzionati. Se a volte nella comunicazione live ho osato inserirli anche a sfottò, è stato comunque come segno di rispetto e di stima.

P: Anche quando prendevi in giro il ragazzo con la maglietta sei Sun Eats Hours (ride)?

G: Ma chi sono? Quelli con la svolta cattolica? Devo dire che non mi ricordo nello specifico l’aneddoto.

Com’è stata invece l’esperienza come VJ a Rock Tv?

G: C’ho collaborato per divertimento i primi anni. Andava tutta la band tranne Mr. Pinguino. Aveva sempre una scusa per non venire.

Avevate riproposto anche l’esperimento di comunicazione “bed-in” di Yoko Ono e John Lennon…

G: Assieme a Isacco Rizzi, l’autore di Rock FM. Poi siccome sono un ragazzo esoso e non mi pagavano, lasciai Rock Tv. Ora siamo in una nuova fase. Le sbarbe ce le siamo fatte tutte. Adesso pensiamo ai soldi.

E la musicassetta “Completamente Pazzo” che avete appena pubblicato?

G: E’ per fare soldi (ride). Si tratta di un feticcio da donare ai nostri fan che c’hanno sostenuto fino ad oggi. Tra l’altro contiene anche “Buon Natale Rock”, canzone di Natale cantata assieme a Freak Antoni. Oltre alla musicassetta arriviamo anche da un dvd/cd con una rock opera dedicata ad un racconto di Moravia…

Un’idea che è piaciuta molto anche a Andy degli ex-Bluvertigo.

G: A Andy abbiamo chiesto una partecipazione, non eravamo ancora passati alla fase soldi. Volevamo ancora le sbarbe e Andy è stata una buona carta da giocare.

P. Siamo sicuri di questa cosa?

G: Per le sbarbe si. Abbiamo parlato di Capovilla… ma Andy, ai tempi, Capovilla se lo mangiava a numero di sbarbe.

Ma sbarbe a parte, la mission attuale della Punkrockers e dei PAY qual è?

P: Attualmente è ristampare il Barattolo dell’Ammore. Stavo pensando di usare un sito di crowfunding.

G: Ma facciamolo volentieri! Bravo Pinguino! Però ci tengo a specificare che la Punkrockers non è mai stata un’etichetta discografica. Serviva solo a stampare le nostre auto produzioni usando un marchio nostro. Ma non abbiamo mai avuto fini economici, come giustamente hanno le altre etichette.

Come giustamente?

G: Beh loro sono inserite in un circuito economico di cui noi non abbiamo mai fatto parte. Siamo troppo arroganti (ride).

Quindi i PAY sono uno svago.

G: Non è mai stato un hobby il nostro. E’ stata un’esigenza. Non potevamo fare altrimenti. L’abbiamo scelto quando avevamo un’età che non ci permetteva di comprendere il terribile errore che stavamo per commettere. Ma l’abbiamo commesso, perché siamo caparbi.

E fino a quando andrete avanti?

G: Tié! Non lo so… Finché non c’impasteremo da qualche parte.

P: Per me fin quando faremo roba che ci piace.

E cos’è che farà la differenza?

P: Se ci piace quello che c’è da fare. Che sia un concerto, una cassetta o un dvd. Il giorno in cui non ci sarà nulla d’interessante, non faremo più niente.

G: Sono sempre d’accordo con quello che dici.

E lavori esterni ai PAY?

G: Io non ho mai lavorato in vita mia. Devi parlare con Pinguino che ha mantenuto il progetto. È il mecenate di tutta la questione.

P: Ho sempre lavorato, ma non credo che stasera si possa parlare dei miei lavori. Non posso dichiarare niente.

G: Non fa lo spacciatore però.

P: Sarebbe come svelare il lavoro di Vulvino. Nessuno può farlo.

Ma non avete mai pensato di buttarvi in altri progetti artistici? Non so… scrivere un libro sulla storia del punk gallaratese???

G: E chi c’era? Eravamo noi!

Appunto! Quattro capitoli ed è finito!

G: poi sai, io sono di Gallarate, Pinguino è di Laveno.

Quindi niente libri e niente storie. Soltanto i PAY nel cuore ed è finita lì.

G: E chi lo sa! Non mi è dato sapere cosa faremo domani.

E gli Operai del Rock’n Roll? Da dove saltano fuori?

G: uno da Lucca e uno da Brescia…

Ma se ne può parlare o anche questa è una cosa top secret?

P: è una cosa complicata.

G: Eh si, è un po’ complicata, ed io vorrei fumarmi una sigaretta. Però ci serviva qualcuno per gonfiare i palloncini fondamentalmente (che vengono lanciati a centinaia ad ogni concerto). I primi anni era dura. Non avevamo i compressori. Dopo l’uscita di Vulvino dalla band avevamo bisogno non di un uomo, ma di due. Sostituirlo con uno sarebbe stato riduttivo.

Per quale motivo Vulvino è uscito dal gruppo?

P: Voleva fare un’altra cosa e l’ha fatta.

G: Pinguino è politically correct, perché ricordo che Vulvino era il bassista dei PAY. Lui gli ha scavallato il posto. Dopo avergli scavallato il posto, probabilmente l’avrà anche cacciato dalla band. Adesso non ricordo bene. Tra l’altro quello che caccia gli elementi dalla band è lui. Quello che fa la telefona “Sei fuori!”.

Invece te prendi tutta la gloria.

G: Ma se ad ogni concerto inneggiano a Pinguino!

Perché te vuoi farti inneggiare! Se provassi a far acclamare Pinguino il risultato sarebbe diverso.

G: Credi troppo nelle mie capacità comunicative.

Ah! Può darsi. C’è qualcosa in ultimo che vi preme condividere con le masse?

P: Ho sempre pensato di essere nato in un periodo terrificante per la musica, perché non mi sono potuto fare di lsd, di orge e tutte quelle cose. Ma in realtà ai giovani musicisti di oggi è andata molto peggio che a me.

Detto ciò l’intervista si conclude, ed è l’alba. Raccolgo le mie cose e saluto la band. Rimango estasiato dall’onesta intellettuale di Mr. Grankio e Mr. Pinguino. Niente pose o frasi impegnate. Solo la più spontanea e bizzarra verità. Mentre un amico mi offre un passaggio a casa, ripenso alla lunga chiaccherata e al percorso artistico intrapreso dalla band: completamente pazzo. E forse è proprio per questo che continueranno ad avere un seguito.


Intervista di Davide Felletti, foto di Nico Lanubile

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