Poesie per ritrovarsi
È da un po’ che non passo per di qua. Quella specie di disillusione nei confronti della vita, tanto tipica della generazione dei millennials, ha colpito anche me e, quasi come una sorta di castigo autoinflitto, mi ha fatto mettere da parte per un certo periodo le cose che amo di più.
Ma le crisi esistenziali servono anche a questo, a capire a cosa non si può rinunciare. La poesia, nella mia vita, non può mancare. Eh sì, perché l’amore per quelle “parole giuste butatte giù nel modo giusto” (è questa la mia personalissima definizione di poesia), non ti lascia mai e, a volte, ti fa anche cambiare prospettiva.
Vi lascio qualche verso, nella speranza che aiuti a far ritrovare chi di voi si è perso.
Giorno di pioggia – Henry Wadsworth Longfellow
La giornata è fredda, e scura, e cupa
Piove, e il vento non è mai stanco
La vite si aggrappa ancora al muro in rovina,
Ma ad ogni raffica le foglie morte cadono,
E i giorni sono scuri e cupi.
La mia vita è fredda e scura e cupa;
Piove, e il vento non è mai stanco;
I miei pensieri si aggrappano ancora al passato in rovina,
Ma le speranze della gioventù cadono fitte nell’esplosione,
E i giorni sono scuri e cupi.
Fermati, cuore triste! E smettila di lamentarti;
Dietro le nuvole il sole sta ancora splendendo
Il tuo destino è il destino comune di tutti
Nella vita di ognuno di noi deve cadere un po’ di pioggia.
Alcuni giorni devono essere scuri e cupi
E la vita cammina quasi dritta – Emily Dickinson
Ci abituiamo al buio
quando la luce è spenta;
dopo che la vicina ha retto il lume
che è testimone del suo addio,
per un momento ci muoviamo incerti
perché la notte ci rimane nuova,
ma poi la vista si adatta alla tenebra
e affrontiamo la strada a testa alta.
Così avviene con tenebre più vaste –
quelle notti dell’anima
in cui nessuna luna ci fa segno,
nessuna stella interiore si mostra.
Anche il più coraggioso prima brancola
un po’, talvolta urta contro un albero,
ci batte proprio la fronte;
ma, imparando a vedere,
o si altera la tenebra
o in qualche modo si abitua la vista
alla notte profonda,
e la vita cammina quasi dritta
Oh me! Oh vita! – Walt Whitman
Oh me, oh vita! domande come queste mi perseguitano:
degli infiniti cortei d’infedeli, di città gremite di stolti,
di me stesso sempre a biasimare me stesso, (perché chi più stolto di me, chi di me più infedele?)
di occhi che invano anelano la luce, del significato delle cose, della lotta che sempre si rinnova,
degli infelici risultati di tutto, delle sordide folle ansimanti che vedo attorno a me,
degli anni inutili e vacui degli altri, e di me intrecciato con gli altri,
la domanda, ahimè! così triste, ricorrente – Cosa vi è di buono in tutto questo, oh me, oh vita?
Risposta:
Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità.
Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un verso.