“Il remix? Ce lo siamo fatti noi!” – Selton – L’intervista esclusiva per Vivamag
Dopo aver conquistato i cuori (letteralmente) di milioni di fan italiani, i Selton approfittano del loro ultimo album “Saudade” per farsi un altro tour in Brasile, il terzo. Prima della partenza il nostro inviato di Vivamag gli ha incontrati per capire le loro intenzioni future. Tra collaborazioni e remix le possibilità si sono rivelate infinite, un po’ come le molteplici storie d’amore nate durante i loro concerti. A detta del chitarrista Ramiro “Non basterebbero quattro libri per raccontarle tutte!”.
Partiamo dal remix di “Across the Sea” prodotto da Bjimbo…
Ricardo: Wow!
Come ha fatto a finire addirittura su Rolling Stone Brasile?
Daniel: Noi abbiamo un ufficio stampa anche in Brasile, abbiamo fatto sentire il remix, è piaciuto un sacco e da lì è finito poi su Rolling Stone.
Ma Bjimbo vi ha proposto il remix dal nulla oppure eravate già in contatto da tempo?
Ri: abbiamo dei contatti molto da vicino con Bjimbo, dato che è l’altrego del nostro batterista Daniel!
D: Si è vero, sono io (ride)!
E questa svolta verso l’elettronica?
D: Ci è sempre piaciuto un sacco, a me in particolare, il mondo dell’elettronica. Ci gasa parecchio! C’avevano proposto una serie di remix, ma nessuno ci piaceva e ci siamo detti, “facciamolo noi!”.
Ma l’avete già provata in pista?
D: Non ancora, siamo molto curiosi.
Quindi anche il remix fatto da Origami… siete sempre voi?
D: No, no. Quello è l’unico remix che ci ha fatto pensare “wow! Questo è figo!”, e l’abbiamo preso.
Però è molto più ambient rispetto all’altro.
D: diciamo che non è stato creato per far ballare. E’ più un’interpretazione del pezzo.
E con il Teatro São Pedro in Brasile? Pensavo che i Selton, essendo stati lanciati in Italia, non avessero un gran seguito altrove. Invece ho scoperto che al teatro c’erano pure i listini prezzi per chi voleva godersi il concerto in platea piuttosto che in galleria…
Ri: Ti facciamo un riassunto. Noi Selton siamo partiti suonando per strada a Barcellona. Siamo stati lanciati dal programma “Italo Spagnolo” di Fabio Volo e portati in Italia per registrare il nostro primo cd. Ora siamo al terzo, e ne abbiamo fatto una versione che è uscita l’anno scorso per il Brasile, e questo sarà il terzo tour che facciamo in Brasille!
D: Diciamo che il processo di farsi conoscere in Brasile c’era già da un po’ e siccome siamo stati lì fino ai vent’anni, nella nostra città, Porto Alegre, dove c’è il teatro São Pedro ad esempio, abbiamo già un pubblico. E’ il teatro più importante della città. Quindi è anche per noi una sfida però possiamo rischiare. Non arriviamo dal nulla (ride)!
Ramiro: Tra il disco e il tour, per noi sarà un passo importante.
Senza contare che avete collaborati con diversi artisti tra cui, Iannacci, Cochi e Renato, Dente, I Soliti Idioti… per consolidare maggiormente il vostro percorso non avete mai preso in considerazione l’idea di andare sotto un’etichetta major?
D: Pensiamo spesso a che strada intraprendere. Seguiamo la più naturale per noi. Fin’ora il tragitto che abbiamo percorso c’appartiene molto. Cerchiamo sempre di fare qualcosa che sentiamo nostro.
Siete molto legati quindi a determinate situazioni? Ho visto ad esempio che avete supportato ampiamente la causa dell’Angelo Mai (Spazio Autogestito situato a Roma).
Ri: L’angelo Mai è stato il posto che ci ha aperto le porte dal primo momento. C’hanno sempre dato la possibilità di suonare e lo sentiamo un po’ come una delle nostre case a Roma. Anche le persone ci stanno molto vicine. Con il tempo abbiamo sviluppato con tutti un rapporto molto personale e abbiamo anche un pubblico che ci segue quando andiamo lì. E’ una realtà che supportiamo e che ci supporta.
Ra: In più hanno sempre avuto una programmazione culturale incredibile, non solo musicale ma anche a livello teatrale, cinematografico. Dal primo momento ci è sembrato un posto preservato.
Com’era invece il rapporto che avevate con Iannacci? In alcune parti di “Banana à Milanesa” si sente quando vi sgridava!
Ri: Ci sgridava con affetto (ride)!
E con Cochi e Renato avete poi mantenuto i rapporti? Fate mai delle grigliate coi musicisti con cui avete collaborato?
D: Spesso sì! Con Cochi, Renato e Iannacci un po’ meno. Però con Cochi di più. Ramiro c’ha sempre parlato. Cochi è una persona molto aperta!
Ra: Si! vuole sempre essere aggiornato sulle cose che facciamo. E’ sempre stato curioso.
Ri: Visto che il primo disco era composto da cover dei suoi pezzi, per l’uscita di quello successivo, “Selton”, abbiamo preso parte ad un’intervista, uscita per Rockit, in cui era lo stesso Cochi a farci le domande. E poi ha cantato assieme a noi uno dei nostri nuovi pezzi. E’ stato molto bello.
Ra: La si trova sulla “Selton TV” come puntata “1”!
Avete mai pensato di fare poi una raccolta di b-side?
D: Sarebbe molto figo! In verità c’ho pensato qualche giorno fa perché abbiamo collaborato veramente con un sacco di gente. Dai Soliti Idioti a Daniele Silvestri. Però non è ancora il momento.
Quando sarà il momento allora?
D: Non lo so.
Ri: Dobbiamo fare ancora un po’ di strada con la nostra musica, i nostri pezzi.
D: Arriverà il momento in cui diremo “Wow! Forse è giunta l’ora!”. Però non è ancora giunta.
Devo dire che percepisco molta umiltà da parte vostra, nonostante siate già arrivata ad un punto importante nella vostra carriera! Che rapporto avete con la musica che componete? Cosa cercate? E’ parte integrale della vostra amicizia?
D: Noi Selton siamo amici, compagni di band, siamo un po’ una famiglia. La nostra musica riflette anche questo.
Ra: Noi non abbiamo un leader. Siamo in quattro, tutti uguali. Non importa chi scrive. Siamo una band e ci presentiamo come tale. Vogliamo andare avanti così, facendo musica spontaneamente.
D: Credo che ognuno di noi abbia trovato nell’essere insieme e nel produrre musica, una sorta di maniera per riuscire a dare un certo senso ad una ricerca continua. Voler raccontare qualcosa. Le nostre storie. E questa piccola famiglia ci permette di farlo. Abbiamo già in mente cinque dischi. Dobbiamo farli uno dopo l’altro.
Ri: Ogni disco è una storia a se stessa. Vediamo strada facendo.
Invece con Dente come vi siete trovati a registrare? Da fuori sembra un personaggio molto tranquillo e pacato, ma anche in studio è così? Vi ha trasmesso tanto quello che vive e che gli passa per la testa?
D: Lui è molto quello che rappresenta nel disco o sul palco.
Eduardo: Siamo andati al suo concerto al Teatro Nazionale a Milano e gli scherzi che faceva tra una canzone e l’altra erano gli stessi che faceva di solito.
Ra: Spontaneo.
Ed è nata spontaneamente anche la collaborazione?
Ri: E’ arrivata super naturalmente! Eravamo già amici!
D: E’ cominciata in amicizia, poi gli avevamo fatto sentire qualche pezzo. Lui tra l’altro si era innamorato della musica brasiliana… l’anno scorso l’abbiamo portato in tour con noi per aprire i nostri concerti in Brasile!
E come si è trovato?
D: Molto bene! … non voleva più tornare in Italia (ride)!
Ma ne è venuto fuori un Dvd? E’ già in cantiere?
D: Avevamo questa mezza idea, ma abbiamo deciso di rinviarla per il prossimo tour insieme.
Invece con il produttore Arto Lindsay? Fa delle cose mattissime e ha partecipato anche nel vostro ultimo album “Sausade”!
D: L’abbiamo conosciuto appena arrivai in Italia. Stava facendo un tour dove andava nelle chiese a fare le messe di rumore. Cercava un coro maschile e noi quattro siamo andati. Poi lui ha tantissima esperienza…
Ra: …ed è di origini brasiliane! Abbiamo parlato in portoghese, abbiamo cantato pezzi in brasialiano, ci siamo trovati molto bene. Fino ad oggi abbiamo avuto un ottimo rapporto.
Ma non vi farete mai produrre un album da lui?
Ri: Ottima domanda!
D: Tra le tante idee che abbiamo, ovviamente c’è un pensierino anche per Arto e vedremo se riusciremo prima o poi… il tempo ci dirà!
Intervista di Davide Felletti, foto di Marta Perroni