Settembre tempo di scelte di Gabriella Passarotti
Era giugno, gli ultimi giorni di scuola si trascinavano lenti, l’estate faticava a venire ed ogni giorno pioveva un po’.
Lucia tornava a casa dopo le lezioni a testa bassa, come se i pensieri fossero macigni, come se le vacanze non fossero dietro l’angolo, come se il suo mondo di bambina avesse perso il brillio.
Quel martedì, entrando nell’androne, vide qualcosa di scuro agitarsi in un angolo:
“Ma è una rondine! Mamma vieni, presto, c’è una rondine sul pavimento!”
Paola, sentendo la figlia strillare, accorse e si chinò con lei sopra quell’esserino spaventato che tentava di nascondersi.
“ Si, è un rondone, vedi? Ha un’ala ferita, non riesce a volare”.
“ Portiamola in casa e curiamola, dai mamma, non possiamo lasciarla qui. Morirà!”
Paola cercava di far ragionare la bimba:
“Ascolta, non si può metterla in gabbia, non è un canarino, lei è nata libera e rinchiusa morirebbe.
Ma la piccola non voleva sentir ragioni, nella sua mano la rondine tremava.
Alla fine la madre cedette, più che altro per vederla finalmente contenta, lei che da mesi si era rinchiusa in sé e rifiutava di vedere il padre che se ne era andato dopo il divorzio.
Non era stata una separazione dolorosa o drammatica, tutto si era svolto civilmente, non c’erano stati litigi o rivendicazioni che potessero traumatizzarla, ma Lucia si era comunque sentita tradita e abbandonata e non perdonava il suo papà che non era più lì con lei ogni giorno.
Paola aveva tentato più volte di abbattere quel muro di silenzio, spiegando alla figlia le ragioni che li avevano portati serenamente a dividere le loro strade ma nulla poteva lenire il dolore che vedeva negli occhi della bambina.
“ Va bene, dai, portiamola in cucina, io cercherò di legarle l’ala ferita e tu vai in giardino a trovare qualche vermetto per sfamarla”
In men che non si dica la rondine si trovò sistemata come al grand’hotel.
Passò luglio e passò agosto e in quella cucina erano ancora in tre, nonostante Paola tentasse di convincere la figlia a liberare quel povero uccello malinconico che, perfettamente guarito, non dava segno di voler familiarizzare con loro, anzi, sbatteva continuamente contro le sbarre della gabbia.
“Lucia, devi lasciarla andare, non vedi com’è triste? Sente le sue compagne garrire nel vento mentre lei è prigioniera ed ogni giorno muore un po’.”
“ No! E’ l’unica amica che ho, sei cattiva anche tu, come papà che non mi vuole più bene”
A settembre il tempo iniziò a cambiare.
Al mattino comparve quella nebbia sottile che ha profumo di freddo, le giornate persero pian piano la luce forte dell’estate, nei campi si arava mentre le rondini si radunavano sui fili, facevano le prove per il viaggio che le avrebbe portate lontano, come ogni autunno.
Lucia le guardava, poi volgeva lo sguardo alla sua prigioniera che stava con lo sguardo fisso alla finestra e scorgeva nei suoi occhi la stessa grande tristezza che lei sentiva dentro.
“ No, basta! Non voglio farti morire, le tue compagne ti aspettano.” Aprì la finestra e poi la gabbia.
La rondine si precipitò fuori, gridando al cielo la sua gioia e sparì.
La bambina si mise a piangere però era un pianto caldo, morbido, sereno.
Finalmente aveva capito che l’amore è anche rispetto delle scelte altrui e a volte chi va via lo fa per poter sopravvivere ma continua a tenerci nel suo cuore.
Settembre può sembrare un mese triste perché apre la porta all’inverno ma è proprio attraversando l’inverno che la nuova primavera tornerà.
Gabriella Passarotti, nata a Gallarate nel 1955, con il termine della sua attività lavorativa ha finalmente trovato il tempo per dedicarsi alla creatività: scrittrice di brevi e saggi, ama la fotografia e tiene corsi di stampa e tintura naturale.
Per partecipare alle selezioni per le prossime pubblicazioni basta inviare un testo (breve racconto o poesia), accompagnato da un commento e una breve biografia all’indirizzo e-mail: vivamagraccontiepoesie@gmail.com