Siveral – l’intervista di VivaMag




Come è nato il progetto Siveral?

Il progetto nasce tra il 2013 e 2014 da una mia idea e da una mia esigenza (spiega Antonio Magrini, il frontman dei Siveral). Dopo aver fatto parte di molte band volevo cambiare in parte il modo di approcciarmi alla musica provando a comporre e ad arrangiare personalmente i brani. Inizialmente pensavo di affidare le parti vocali ad un cantante, poi non trovando una soluzione ideale ho iniziato a pensare di poter imparare e cantare le mie stesse canzoni (e così è stato).

Parliamo del vostro stile: siete una band che propone alternative prog rock e nella vostra biografia tra le band che citate ci sono i 30 Second to Mars. Cosa pensate vi distingua?

La carta vincente dei Siveral è il trasporto e l’emozione che i brani riescono a comunicare. Nelle parti cantate ho cercato di esprimere sempre il più possibile ciò che i testi e la musica descrivono. Inoltre, le dieci tracce di “The future is Analog”, secondo me evocano colori e stili differenti. Solitamente riceviamo feedback positivi e, tornando alla tua domanda, ciò che ci distingue penso sia la totale trasparenza e sincerità nel proporre musica. Con questi presupposti l’originalità di una band è solo una conseguenza: non abbiamo schemi e non ci poniamo limiti di genere.

Quali sono le band o artisti che vi hanno influenzato maggiormente?

Sono molte le band che ci hanno influenzato e che “fanno scuola”, come per esempio: A Perfect Circle, Tool, Anathema, Porcupine Tree, Puscifer, Karnivool, Radiohead, Deftones, Muse. Le band elettroniche che più ci ispirano sono invece Moderat, Apparat e in generale tutta la scuola tedesca degli ultimi anni. Tra gli italiani ci piacciono i Planet Funk o, tra le grandi icone internazionali, Skrillex. E’ un elenco molto ristretto, altrimenti se potessimo andare avanti sarebbero molte di più.

I “sottofondi elettronici” che ruolo giocano nel vostro suono?

Definisco la parte elettronica della band come “il quinto elemento” sia sul palco che in studio: funziona da collante tra le parti suonate e le sequenze. I synth e le batterie elettroniche sono elementi basilari del nostro stile. Allo stesso tempo cerchiamo di integrare queste parti in maniera equilibrata e funzionale.

Il vostro nuovo lavoro “The Future is Analog” è la vostra ultima fatica in studio. In che contesto è nato questo album?

E’ un disco composto in solitaria (dice sempre Antonio Magrini). Come dicevo, ero attratto dall’esperienza di poter comporre e arrangiare le mie canzoni. Ora come gruppo guardiamo già al secondo disco e cambiando formula dal punto di vista creativo potrebbe uscire qualcosa di nuovo e diverso.

Ad anticipare il disco avete scelto tre singoli Awake, Alvadret e Pray. Perché questa scelta? C’è un motivo specifico?

In un’era dove si ha poco tempo per qualsiasi cosa una band ha pochi secondi per convincere il potenziale ascoltatore. Forse i tre singoli che abbiamo scelto sono i brani più immediati del disco. Abbiamo comunque proposto pezzi completamente differenti tra loro, in modo che ascoltandoli è possibile avere una visione d’insieme di ciò che propone la band.

Qual è il vostro approccio sul palco? Volete raccontarci di quando avete aperto ai Bad Religion a Milano? Quale pensate sia la connessione che si crea con in pubblico in questi casi?

Suonare dal vivo permette alla nostra musica di esprimersi in maniera naturale. Pensiamo che la performance live sia ancora il miglior biglietto da visita per una rock band. In un nostro concerto dal vivo l’impatto emotivo è sempre uno degli elementi fondamentali. Esibirsi in palchi rinomati e di supporto a band storiche crea un ottimo bagaglio di esperienza. Quando ti trovi di fronte a un pubblico che ti reputa all’altezza di quella posizione è una condizione stressante. Alla fine del concerto, però, quel che prevale è una sensazione gratificante. Abbiamo aperto anche ai Bad Religion e ai Killing Joke che hanno sicuramente un pubblico distante dal genere dei Siveral, ma alla fine abbiamo ricevuto molti feedback positivi grazie al trasporto e alla trasparenza del nostro live.

La cura della presenza sul web (social, ecc…) è uno dei vostri tratti distintivi. I video sono altrettanto curati e ben realizzati. Inoltre sembrano avere alla base un loro “concept” ben preciso. E’ così che si emerge nel 2019?

Nel 2019 si ha la possibilità di farsi vedere e conoscere in una vetrina come il web, cosa che solo dieci anni fa era impensabile. Credo che i social siano uno strumento molto utile ed efficace a patto che anche dal punto di vista “estetico” si catturi l’attenzione. Quindi foto, video originali e di qualità sono un must (o almeno ci si prova con i budget a disposizione!).

Come vivete e cosa ne pensate della scena rock milanese?

Devo dire che la situazione è migliorata di anno in anno con sempre più band molto preparate ed efficaci che si affacciano sul panorama underground. Trovo però che ci sia poca voglia di sperimentare e cercare un proprio sound personale: si segue troppo spesso l’onda di un genere o di una band più famosa.

Parliamo invece della scena indie nazionale: cosa pensate di questo fenomeno ormai mainstream?

Le major hanno poca fiducia e volontà nell’investire in talenti “poco sicuri”. Le persone tendono ad ascoltare nuova musica e di conseguenza sono gli ascoltatori a volersi avvicinare a delle nuove proposte. Si potrebbe dire che il vero successo dell’indie sono i fan che hanno “bypassato” le major.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Per ora pensiamo al 2019, l’anno di “The Future is Analog”. Concentreremo le nostre pubblicazioni e i nostri sforzi tutti in questa direzione. A breve ci esibiremo in un private show case per presentare l’album. Poi usciranno altri tre video sul nostro canale Youtube dedicati ad altri pezzi dell’album. Sui nostri social comunque troverete tutte le news e le date aggiornate dei concerti.

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