X-Plicit – l’intervista di VivaMag
Gli X-plicit sono una vecchia conoscenza di VivaMag. La band hard rock è già stata recensita in occasione dell’album di esordio “Like a Snake”. Venerdì 17 gennaio invece li troveremo a calcare il palco delle Cantine Coopuf di Varese. Abbiamo colto questa occasione per fare qualche domanda ad Andrea Lanza, chitarrista e tra i fondatori del gruppo.
Raccontateci qualcosa di come avete iniziato a suonare insieme. Siete più o meno tutti attivi da tempo nella scena varesina… Qual è secondo voi il fattore in più di questa band, rispetto alle numerose altre in cui avete militato in passato?
Andrea: Io, Giorgino (batteria) e Santino (basso) siamo amici di vecchia data e ci siamo incrociati più volte in diverse band. Quindi, oltre al legame di amicizia, c’è anche un rodato feeling nel suonare insieme. Simone (voce) invece l’ho coinvolto io nel progetto e anche con lui abbiamo trovato subito una grande intesa. Il fattore “in più” di questa band è probabilmente l’esperienza che ognuno di noi si è costruito negli anni e che ci porta molto più velocemente a raggiungere gli obiettivi che fissiamo. Inoltre superati i trent’anni ritrovarsi a suonare la sera in saletta con vecchi amici dopo una giornata di lavoro e gli impegni familiari è forse più faticoso e meno costante, ma di sicuro molto più entusiasmante e divertente rispetto al passato!
Come sono andate le registrazioni del disco? Siete riusciti a riprodurre il feeling delle esibizioni live oppure avete sentito l’esigenza di differenziare le due dimensioni?
Andrea: Le registrazioni sono state ultimate con tempistiche un po’ dilatate perché sono state fatte nella cantina di Simone. L’ambiente non era sempre disponibile e riuscire ad incastrare il nostro tempo libero non è stato facile, ma con un po’ di pazienza ce l’abbiamo fatta. Giorgio Baù ci ha seguito e aiutato durante le sessioni. Il mix e il master sono stati fatti da lui nel suo Proof Of Sound Studio. Secondo noi ha svolto un eccellente lavoro. Facciamo un genere che (anche se in veste più moderna) in anni lontani veniva chiamato “street”, quello che è stato registrato è esattamente quello che riproponiamo dal vivo, niente fronzoli, a noi piace il rock spontaneo e genuino.
Come nasce in generale un vostro pezzo? Qual è l’elemento da cui partite di solito per scrivere?
Andrea: I pezzi del primo disco li ho scritti io. Non c’è un metodo. Ogni pezzo nasce in modo diverso e spontaneo. Da un’improvvisazione, da un riff, da una melodia o da una frase che ho in testa. Quello che influisce molto è lo stato d’animo che ho in quel momento.
Avete scelto un monicker “esplicito”, appunto, che però mi pare più appartenente ad un certo immaginario Hardcore che al vostro. Da dove è nata l’idea?
Andrea: Come detto prima, il nostro è un genere spontaneo e diretto, quello che dobbiamo dire lo diciamo. Quindi il nome X-Plicit ci sembrava perfetto. Inoltre ci piaceva molto la fonetica della parola. Senza parlare poi che per noi nostalgici degli anni ’80 e ’90 era abitudine trovare sui cd delle nostre band preferite il marchio “Parental Advisory X-Plicit Content”, quindi lo consideriamo anche un omaggio a questo ricordo. Inoltre il nostro sound è molto moderno, quindi questo nome ce lo sentiamo calzare a pennello.
Recentemente si è parlato parecchio di un presunto calo della vendita di strumenti elettrici e del fatto che oggi la maggior parte dei giovani preferisca invece “smanettare“ col computer per creare Beat piuttosto che imparare a suonare uno strumento. Voi che ne pensate?
Andrea: Beh, ogni generazione reagisce di riflesso al mondo che lo circonda. Oggi la tecnologia è padrona assoluta in ogni campo, compresa la Musica, quindi è chiaro che i giovani ne siano attratti. Meno male che ci siamo noi “vecchietti” a mantenere in vita il mondo dell’analogico.
Sarei curioso di sapere come vedete i fenomeni Maneskin e Greta Van Fleet, due band molto differenti ma di cui si è parlato parecchio ultimamente, associandole ad un presunto revival rock…
Andrea: Personalmente non amo l’idea del revival rock in band di giovani. Mi sembra un enorme ed inutile controsenso. Insomma è giusto omaggiare i grandi del Rock, ma quando scrivi inediti, dev’essere musica tua, personale, senza dover per forza inventare del nuovo, ma comunque un qualcosa di moderno, creativo e di qualità. Ci sono tante cose su cui poter lavorare, sound, arrangiamenti, melodie, ritmiche ecc… Questi fenomeni mi sembrano solo delle gran manovre commerciali e il loro successo ne è la conferma. D’altra parte però è il successo quello che conta giusto? O forse no…
Cosa ne pensate di Spotify e in generale dei vari servizi di streaming? Ho visto che anche voi siete presenti…
Andrea: Oggi bisogna per forza essere presenti sulle piattaforme digitali. Anche se questi mezzi sono saturi, sono gli unici che ti permettono di avere un minimo di visibilità. Non per questo motivo però li considero un bene per la musica. Hanno sicuramente il merito di rendere “la musica di tutti alla portata di tutti” ma questo vuole anche dire il nulla per nessuno… In un oceano di branchi di piccoli pesciolini mangiano sopratutto i pesci grossi. La conseguenza è che i dischi non si vendono più. Non esiste più un economia discografica, con tutto ciò che ne consegue.
Per finire: cosa avete in programma per il futuro? Vi vedremo sui palchi oppure siete già impegnati a scrivere nuovo materiale?
Andrea: Sicuramente cercheremo di suonare live il più possibile, che è la cosa che ci diverte maggiormente, ma l’idea è anche quella di iniziare a lavorare presto al secondo disco. Le idee brulicano!